giovedì 17 ottobre 2013

Il pane e le ruote


Sant'Ilario (e San Piero) li hanno fabbricati sul granito, e sono fatti di granito. Col granito del Campo nell'Elba, e in particolare con quello delle vicine cave del Seccheto, sembra ci abbiano costruito almeno una parte del Pantheon a Roma; questo è quel che si dice sull'Isola. Sicuramente, però, ci hanno lastricato interamente i vicoli dei due paesi. Qui siamo a Sant'Ilario.

Come tutti quelli lunghi come la fame, cammino spesso con la testa bassa; così mi è caduto lo sguardo su queste due pietre del selciato in granito di una strada dedicata a chi lo dirò dopo. W il pane, qualcuno ci ha inciso sopra; e non dev'essere stato un atto particolarmente semplice. Per incidere qualcosa su due lastre di granito non basta una chiave o un chiodo; bisogna pigliare uno scalpello e smartellarci sopra. Arnesi che, comunque, non devono essere mai mancati a Sant'Ilario e San Piero, paesi di cavatori e scalpellini.

Mi sono messo a ragionare su quando possa essere stata incisa questa cosa, e mi sono venuti a mente gli anni del secondo dopoguerra, quando c'era sia poco pane (e il granito dell'Elba non lo voleva più nessuno), sia si poteva in qualche modo ricominciare a invocare "pane e lavoro". Nell'invocazione e nell'esaltazione del pane ci sono un mondo intero e tutta una simbologia che non sono più correnti; risalgono ad una povertà nera che voleva pane, non telefonini di IV generazione. Ad una povertà che non aveva bisogno di lottare per l' "acqua bene comune", perché andava alla fontana in piazza. Ad una povertà di poveri elementari e di emigrazione, come quella di chi monta sui barconi. Si prendeva allora uno scalpello e un martello e si picchiava il pane sulla pietra dura, in modo che nessuno potesse mai cancellare quel che c'era scritto; non avesse a essere che certi tempi tornassero. 

Più in là, probabilmente la stessa mano ha inciso un'altra pietra:

 
Si legge,  a dire il vero, molto peggio di quell'altra; il calpestio la deve aver consumata maggiormente per qualche ragione che sia, sebbene sia a pochi centimetri di distanza da quella del pane. C'è scritto: W Bartali. Fra Bartali e Coppi, secondo me è naturale che Sant'Ilario tifasse per il secondo, e non solo perché era toscano. Troppo lontano e troppo "moderno", Fausto Coppi. Troppo libertino e miscredente per dei paesi di pietre e pane. Poi è andata a finire che la più bella canzone su Bartali l'ha scritta un piemontese come Coppi, però.

Salire in bicicletta a Sant'Ilario e San Piero era normale; avercela anzi, la bicicletta. Le strade erano tutte sterrate, anche quelle principali. Mi capita di vedere spesso, oggigiorno, forestieri che arrancano su per quelle pettàte, ché pettàte sono e serie, bardati come se fossero al Giro di Francia e con biciclette che devono costare ben più di una Dacia Logan; e m'immagino le biciclette di allora, che la gente si faceva da sola con gli scarti e coi rottami. E ci saliva su, dato che la sola alternativa erano i piedi. Fatica, fatica quotidiana. Come il pane. Per questo le due scritte sono così vicine; per questo, credo, lo sport del ciclismo non riesce a morire anche se è diventato quel che è diventato. 

Le due pietre incise si trovano in una strada dedicata a questo signore qua sotto:

  

Già, Pietro Gori. Proprio lui: l'anarchico santo (o il santo anarchico). Era nato a Messina per sbaglio, da un pezzo di famiglia elbana e proprio di Sant'Ilario; a Sant'Ilario tornava quando non era in galera e in esilio; all'Elba è morto l'otto di gennaio del 1911. Nel 1974, a più di sessant'anni dalla sua morte, due ricercatori milanesi stettero mesi all'Elba per indagare sulla memoria che aveva lasciato nei vecchi (era vivo ancora qualcuno che lo aveva addirittura conosciuto di persona); va da sé che Pietro Gori aveva assunto dei caratteri pienamente religiosi, del resto perfettamente connaturati con la sua Anarchia assolutamente mistica (e sottolineata persino dalla castità). Inutile dire che la speranza, del tutto malcelata, dei due ricercatori era di trovare qualcuno che attribuisse a Pietro Gori un miracolo; non fu così, ma il modo in cui Pietro Gori era ricordato all'Elba atteneva alla santità. Non a caso Via Pietro Gori, già via dei Forni, mena diritta alla piazza della Chiesa. Non a caso reca le pietre del pane e delle ruote.