4a puntata.
Niente accappatoio, niente poveri lussi da albergo più o meno anonimo; la doccia programmata da Halina 36000, sempre che domani non mi svegli a casa mia complimentandomi con lo sceneggiatore di questo sogno, è stata, effettivamente, una goduria, una vera e propria Doccia Anarco-Comunista (DAC), come solevo dire qualche tempo fa in plaghe un po' più settentrionali; devo però ancora riuscire a capire, con un asciugamanaccio spelacchiato avvolto giro giro sotto le ascelle, come la computeressa sia riuscita a trasformare una canna di gomma in una cosa del genere, con l'acqua che si diffonde da sola, alla giusta temperatura, semplicemente uscendo da una sistola che ha tutta l'aria di essere la stessa di tanti anni fa…ma forse è meglio che non mi chieda troppe cose, che non mi faccia troppe domande.
Ma almeno la camera, quella, sembra essere rimasta del tutto identica. I due letti a castello in legno, con le stesse coperte infeltrite nate evidentemente per altri luoghi –almeno dalla scritta Amministrazione Penitenziaria dello Stato-, la biancheria che m'ero abituato a chiamare gialleria, coi segni indelebili di cacheronzoli di insetti il cui ultimo sguardo doveva essere stato a Napoleone che fuggiva per andare incontro al suo destino e con bruciature di cicche di Milit o di A.O.I., i cuscini sfederati, il comodino con dei fiori che erano riusciti ad appassire sebbene fossero di plastica, la lampada con l'interruttore a pera e la lampadina da quindici candele…tutto ciò, neanche troppo per assurdo, mi diede una sensazione assai rassicurante. Quello era il caro, vecchio faro di Palmaiola, e finalmente potei disporre le mie poche e povere cose per darmi ai miei consueti lyrical daydreams, sebbene fosse oramai già buio. Alla radio sarei salito la sera dopo; mi meritavo un po' di riposo dopo una giornata del genere.
Finendo di asciugarmi alla bell'è meglio, decisi di stendermi sul letto a pensare. Perdiana, o non ero lì per macerarmi nel dolore dell'abbandono, per mettermi in meditabonda comunicazione con l'amato bene perduto, per rivolgerle accorati quanto sconclusionati discorsi (certo, ovviamente, che costei li captasse, in quella che viene scientificamente definita LLTC o Lonesome Lover's Thought Captation), per fabbricarmi interi film dal copione del resto assai collaudato...?
Siamo in una città qualsiasi, dove l'innamorato gassato si è recato per lavoro. Lui sta girando in una notte nebbiosa fumando sconsolatamente una dianablé, col bavero dello spigato tirato su. Ad un tratto, mentre è assorto nei suoi pensieri, sente le voci di un uomo e di una donna: è lei, in compagnia del suo nuovo fidanzato/amante/marito/amico. I due si baciano voluttuosamente; lui li scorge, disilluso, pensando che dovetterebbe succedizzare pefforza (così si esprime nel suo stream of consciousness, in un goffo tentativo di ironica sdrammatizzazione quand'avrebbe chiaramente voglia di impiccarsi al primo lampione che passa –sentite, lo so che i lampioni non passano, però non ditegli nulla). Cammina. Ad un tratto, lei se ne accorge; un intenso, drammatico incrocio di sguardi. Poi lui tira avanti a testa bassa, mentre il di lei accompagnatore, vistala turbata, le chiede che cos'abbia. "Niente", gli dice, "niente…scusami amore mio, forse ho pestato una merda di cane…" "Ma amore mio, non lo sai che porta fortuna?" Lei non risponde e volge impercettibilmente lo sguardo; ma lui è già scomparso dietro un angolo.
Ecco, dunque, stavo esattamente tentando di pensare queste cose, così per allenamento; la quotidianità palmaiolese, i raid dei rimpianti, assaporare il dolore goccia a goccia secondo la precisa tecnica elaborata da Edgar Allan Poe nel Corvo…e in quella stanza così scarna, il rumore della risacca, la solitudine dell'isola…"Ma com'è, Riccardo" –mi ritrovai all'improvviso a pensare, "che stasera non funziona? Cioè, com'è –en resumidas cuentas- che non te ne frega assolutamente un cazzo?"
Si sente un tuono, lontano.
Mi alzo in piedi (e prego di notare la variatio nell'uso dei tempi verbali).
"No, ecco, ora concentrati. Sei in una città qualsiasi, dove ti sei recato per…"
Lavoro? Ma che minchia ci faccio in quella città qualsiasi? Per lavoro? Io? Ma vada affanculo, il lavoro e la maialaccia di su' ma' !
"Va bene, ok. Sei in una città qualsiasi per gli affari tuoi, magari avevi solo voglia di fare un giro. Stai girando in una notte….ma puttana della miseria, io la de-te-sto la nebbia! Senti, bellino, facciamo così. Sei in una cittadina del Peloponneso con un sole che spacca le pietre…"
… e stai girando fumandoti una папироска russa con qualche colpo di tosse, data la quantità di carta in cui è avvolta. Addosso hai una maglietta blé con le alci canadesi; ad un tratto, mentre ti stai godendo la bellissima giornata estiva, senti le voci di un uomo e di una donna: è lei in compagnia del suo nuovo fidanzato, un cesso ambulante e non fumatore d'una cinquantacinquina d'anni. I due si baciano schifiltosamente; lui li scorge, piantandosi sul marciapiede dopo aver buttato via quel troiaio di sigaretta e aver cacciato fuori, finalmente, una dianablé. Si mette a sghignazzare come un matto; un'intenso, drammatico scompiscio di risate mentre il di lei accompagnatore, vistala turbata, le chiede che cos'abbia. "Niente", gli dice, "niente…mi scusi dr. Leuenberger, forse dev'essere il caldo…". Nel frattempo lui è già scomparso andando dietro alla ragazza della taverna; ma non senza prima avere affumicato la coppia con un poderoso tiro convogliato con sapienza sulle loro facce.
Mi ributto a sedere sul letto.
C'è qualcosa che non va. Anni fa non ti saresti mai fatto un film del genere. Dev'essere cambiato qualcosa, ci sarà mica lo zampino di…
Nulla da fare. Ci provo e ci riprovo. Tutti i copioni possibili e immaginabili; non ne funziona uno. Non è la serata giusta. Meglio rivestirsi e andare in sala radio, magari con qualche bel tentativo di ricerca…
Arrivo su, e vedo che Halina 36000 è già occupata. Il faro proietta il suo fascio di luce a intervalli regolari, la radio sputa le sue solite cose; ritta sul tavolo, la gatta Pampalea conversa amabilmente con il computer di comando, scambiandosi le impressioni della giornata. Tutto normalissimo, ovviamente; allargo le braccia mentre quelle due tirano avanti a ciaccolare, del tutto incuranti. Al terzo "buonasera", finalmente, la gatta si degna di accorgersi della mia presenza:
"Buonasera! Pensavo che tu fossi a dormire…"
"E chi ce la fa a dormire…"
"Capisco, capisco, ma dovresti cercare un po' di riposare. Qui dovresti provare a guarire dalla tua insonnia cronica, caro mio…"
E chi accidenti glielo ha detto, a lei, della mia insonnia cronica?
"Più facile a dirsi che a farsi…"
"Uhm, bisognerà che ti dica due o tre modi per dormire anche quando non se ne ha voglia. Dormire è la cosa più bella del mondo…"
"Sì, d'accordo, lo so che voi gatti…però vedo che anche tu mica stai a dormire…"
"Eh no, non ora. Qualche momento per mandare avanti il blog me lo devo pur prendere!"
"Il cosa?…"
"Il mio blog. Ci trovi qualcosa di strano? O tu non ce lo hai il tuo, credi che non lo conosca? Ci sono anche io tra i tuoi milioni di lettori, ghghghghg!"
Comincio a vacillare, ma forse non dovrei. E' tutto assolutamente normale. La gatta parlante. Se è parlante dev'essere per forza anche scrivente. E se è scrivente, ovviamente ha un blog. Ce l'hanno tutti un blog, ora. Devo farmi forza.
"Va bene, va bene…"
"Naturalmente, signore, mi sono permessa di dare una mano alla mia cara amica felina. Spero che la cosa non la disturbi."
A parlare, stavolta, era stata Halina 36000; la voce era quella di Janet Leigh.
"Ma si figuri, ci mancherebbe altro…anzi, se volete, magari una mano ve la posso dare anche io. E come si chiamerebbe questo blog…?
"Puoi guardare tu stesso", mi fa Pampalea cliccando con la zampa anteriore sinistra. Proprio stasera l'ho cominciato con una cosina…però mi piace parlarci anche di canzoni sui gatti, possibilmente neri. Ci ho in testa una canzone dei Mayday Parade…
"Black Cat."
"Bravo! La conosci?"
"Come no…la danno a tutte le radio…"
Non faccio in tempo a dirlo, che l'efficientissima Halina l'ha già scaricata chissà da dove e la sta diffondendo; nel frattempo do un'occhiata al blog di Pampalea, che ha un aspetto decisamente familiare.
"Senti un po', una curiosità….ma com'è che gli hai dato quest'impostazione grafica…?"
"Beh, prima di tutto c'è il faro…e poi l'ho ripresa da un altro blog, dico la verità, uno che leggo sempre…per caso lo conosci anche tu?"
"Mi sa di si. Anche il titolino mi sembra vagamente familiare…"
"Beh, ci stava bene, non trovi? Secondo me l'autore di quel blog è un gatto pure lui e non lo vuole dire."
"Guarda, ti dirò, può anche darsi anche se di solito si manifesta in vesti umane. A meno che tu non abbia conosciuto gatti che fumano le Gitanes. Non ce lo vedrei senza la Gitane neppure se fosse un facocero…"
"Accidenti se ne ho conosciuti. Un mio amico di Berlino fumava le Roth-Händle, sono anche più forti delle Gitanes…"
Le Roth-Händle senza filtro! Madonna, le fumavo quando avevo sedici anni sulla spiaggia di Marina di Campo, prima che ne proibissero l'importazione…il pacchetto con la manina rossa, boccate di veleno puro…un amico tedesco mi diceva che in Germania avevano soprannomi tipo Lungentorpedo ("siluro polmonare") o Toth-Händle, o Roter Tod…pagherei a riaverne un pacchetto…
"Senti, ma non è che posso leggere quel che hai scritto sul tuo blog…cinque minuti?"
"Ma ti pare! Accomodati…poi magari mi dici quel che ne pensi. Io vado a farmi una ricognizione dell'isola, sia mai che…"
"…che?"
"Niente, niente, te ne parlerò domani. Leggi ma poi vattene a dormire; ricordati che domani ci sarebbe da dare una pulitina a 'sto troiaio di faro…"
"Certo, certo…tranquilla, Pampalea, domani mi metto a pulire…"
"Obbravo! E ora…vado."
Scompare in un attimo. Mi metto a leggere. Halina, stranamente, tace; probabilmente anche i computer dormono, quando vanno in stand-by; chissà che cosa sognano.
(4.continua)