Al padre-padrone con la pistola sembra non piacesse che la figlia stesse su Facebook. Ora, sapete bene che chi scrive non è certamente un grande amico dell'invenzione del signor Zuckerberg; ma, stavolta, non è proprio di Facebook che voglio parlare. Facebook non c'entra proprio un bel nulla. C'entrano invece le solite, solitissime cose. Al padre-padrone in versione sbirro non piace niente. Gli piace l'autorità. Gli piace l'educazione rigida e severa del pater familias. È un uomo d'ordine, di sani princìpi; sennò non sarebbe potuto diventare maresciallo. Guai a sgarrare. Ci ha la lite al telefono con la figlia, e forse nemmeno con quella che poi è stata ammazzata, a proposito di Facebook perché in quel momento era l'occasione per mostrare tutto il suo potere di gallo nel pollaio familiare. Poteva essere, la lite, a proposito di qualsiasi altra cosa. Pensate un po': una ragazzina che osa contraddire il Re del Focolare. E bisogna immaginarsi la lite che continua in casa.
A questo punto, ecco che interviene il famoso raptus. Certo che è un raptus piuttosto articolato, quello in cui il maresciallo decide di estrarre la pistola e di sparare alle figlie. Sono gesti che hanno bisogno di sapere come si fa. Bisogna puntare e prendere la mira. Cosa che il padre padrone ha fatto alla perfezione: un colpo al capo di una tredicenne che voleva stare su Facebook. Invece magari di studiare, o di aiutare la mamma, o di comportarsi come si deve. Più che un raptus, a me sembra un'esecuzione capitale in piena regola. Del resto i carabinieri sono nati proprio per quello, a suo tempo: per fucilare i disertori. E guai a chi diserta anche per un momento dal carcere domestico, sia pure per una piccola ribellione della prima adolescenza, sia pure per una parola o per un tono della voce. E così sono pressoché tutti i cosidetti raptus di questi ometti: autorità messa in crisi. Se poi chi la mette in crisi è una ragazzina, una mocciosa, una futura donna, allora l'autorità può prevedere la condanna a morte. Tanto poi c'è il suicidio e ci sono gli angeli. Tanto poi qualcuno dirà che bisogna capire. A questi padri-padroni nessuno pensa per un momento di dare la qualifica di orco.
La riprova è la descrizione che viene fatta, sempre come d'ordinanza, del boia di famiglia. Eccola, in tutto il suo splendore: "Il maresciallo viene descritto come un militare 'irreprensibile', un uomo tranquillo che non aveva mai dato segni di squilibrio o reazioni violente. L'uomo da un anno prestava servizio al nucleo operativo della compagnia di Subiaco. Ma prima, per diversi anni, era stato nel centro reclutamento nazionale dell'arma. Un ruolo affidatogli proprio per le sue capacità. Il maresciallo oggi, come tutti i giorni, aveva lavorato nel suo ufficio fino al tardo pomeriggio."
Irreprensibile, tranquillo, equilibrato, addirittura "reclutatore nazionale". Ci sarebbe da pensare seriamente chi recluti questa gente; poi ci si stupisce che vengano reclutati anche i Placanica (il quale, peraltro, è finito sotto inchiesta per molestie sessuali a una bambina di undici anni). Le "capacità" del maresciallo si sono viste bene oggi; evidentemente servivano per insegnare obbedienza agli ordini, disciplina e sottomissione. Le belle qualità di ogni fedele servitore dell'ordine costituito. Ma si dev'essere inceppato qualcosa. Dev'essere più facile imporre la disciplina alla truppa che tra le mura domestiche. L'appuntato e il brigadiere dicono signorsì, la figlia tredicenne no. E allora si piglia la pistola d'ordinanza. Che non si inceppa affatto. E si procede. Dal centro reclutamento carabinieri al centro reclutamento angioletti. Con il beneplacito della stampa e delle coscienze. Fra un po' interverrà lo stress d'ordinanza. Ma come sono stressati, questi omuncoli con la pistola. Però, dopo avere lavorato in ufficio fino al tardo pomeriggio, li aspetta il caldo nido della famigliuola d'ordinanza. Dove si può finalmente continuare la propria missione d'ordine.
E come sono tranquilli, equilibrati, irreprensibili. A questo punto, fossi una tredicenne che vuole starsene su Facebook (anche perché là fuori ci sono gli zingari, gli stupratori rumeni, i negri, gli albanesi, gli estremisti, gli anarcoinsurrezionalisti e Berlusconi, e quindi il papà fuori non ti manda di certo), starei attentissima. Preferirei quasi quasi un padre agitato, matto e reprensibile. Preferirei un padre anarchico. Preferirei anzi non avercela proprio, quel mattatoio che è la famiglia italiana. Ci sarebbero molti meno rischi di rimetterci la pelle e di essere passata per le armi. Ad ogni ragazzina consiglio di guardarsi bene dai padri tranquilli e equilibrati, visto che sono quelli che ti ammazzano nel 99% dei casi. E se Facebook può servire a qualcosa, che vadano a cercare come procurarsi un giubbetto antiproiettile. E che lo indossino quando il paparino con la pistola torna a casa, stanco, il tardo pomeriggio.
Alla ragazza uccisa, stavolta, non è stato neanche un nome fittizio. Non si saprà mai neppure come si chiamava. E non ci sono né cieli, né angeli e né piccole stelle. Non esiste nessuna di queste immonde cazzate. Esisteva soltanto la vita di una ragazza, dell'ennesima. Spezzata in casa, un posto che somiglia sempre più a una casa di reclusione. Esisteva e non esiste più. Tredici anni prima, uno spermatozoo del suo assassino la aveva fatta nascere. Come t'ho fatta ti disfo, come t'ho fatta ti disfo. Pio, pio, pio, piooo...