Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi
2a parte
(it.politica, 10 aprile 2005)
Nella Germania Hitleriana, grazie alla politica di Von Papen, il Zentrum (centro cattolico) vota la legge dei pieni poteri (Vollmachtgesetz) nel marzo 1933; ed i suoi voti sono determinanti. Un atteggiamento del tutto opportunista che va nel medesimo senso della lettera pastorale dei vescovi cattolici tedeschi del 10 giugno 1933, nella quale si legge testualmente: "È proprio perché, nella chiesa cattolica, l'autorità occupa un posto particolarmente importante, che i cattolici non hanno alcun problema nell'accettare il nuovo movimento autoritario nato nel nuovo Stato tedesco, e nel sottomettervisi." (7)
Questo, poi, non impedisce affatto a Hitler di sciogliere il Centro Cattolico alla fine dello stesso mese di giugno del 1933; ma Pio XII non se ne preoccupa affatto, non ha alcuna brennende Sorge e, non più di un mese dopo, firma tranquillamete il concordato tra il Vaticano e la Germania oramai nazificata. Tale concordato, tra le altre cose, prevedeva la prestazione del giuramento di fedeltà al regime da parte dei vescovi. Non c'è di che stupirsi, quindi, se durante
tutta la guerra i silenzi di Pio XII furono oggettivamente di buon ausilio al regime hitleriano.
Dopo il 1945 il Vaticano si adoperò con successo affinché il buon cattolico Von Papen non fosse condannato a Norimberga, ed organizzò diverse fughe sotterranee di criminali nazisti. Da una recente inchiesta (8) è risultato che il 76% delle SS tedesche erano, almeno come origine, dei cattolici praticanti o provenienti da famiglie cattoliche osservanti.
Per quanto riguarda i protestanti, una parte della chiesa luterana (assai minoritaria) si oppose a Hitler, mentre la parte autoproclamatasi "Cristiani Tedeschi" (ugualmente minoritaria, va detto) si schierò apertamente con il nazismo. Nel gennaio 1934 alcuni pastori dei "Cristiani tedeschi" rinnovano "La loro fedeltà incondizionata al III Reich ed al suo Führer. I capi della Chiesa condannano nel modo più vivo tutte le macchinazioni della criticarivolta allo Stato" (9) Tra questi due estremi, la "maggioranza silenziosa" e sedicente "neutrale" dei protestanti tedeschi non evitò loro, in nome del preteso tradizionale rispetto dei luterani nei confronti dell'autorità civile, dei pesantissimi compromessi con la propria coscienza.
Nell'Austria del cancelliere Engelbert Dollfuß (detto spregiativamente dai viennesi Millimetternich, a causa della sua scarsa statura fisica e politica) la strada verso il totalitarismo (il cosiddetto "Austro-fascismo") del "piccolo cancelliere" fu aperta da monsignor Ignaz Seipel, presidente del Partito Socialcristiano (di fatto cattolico e conservatore) e capo del governo per due volte, tra il 1922 e il 1929. In Austria si instaurò un vero e proprio (e poco noto) regime fascista clericale, che si manifestò soprattutto con l'attività anti-operaia dello Heimwehr ("Milizia Patriottica"), una milizia finanziata da Mussolini. Quanto a quest'ultimo, è troppo nota la vicenda della firma del Concordato tra il Vaticano e lo stato fascista (11 febbraio 1929) per parlarne a lungo qui; ricordiamo solo che Pio XI definì il Duce come "L'uomo inviato dalla Provvidenza".
NOTE alla 2a parte
7 Pierre Gaxotte, Histoire de l'Allemagne, tome II, Paris 1963, p.
490.
8 Edouard Chambost, L'or du Reich, Pully, 1995, p. 316.
9 Pierre Gaxotte, op. cit, pp. 491-492.