Oppure si poteva suicidare Franco Califano, che avrebbe così fatto a meno anche della legge Bacchelli; nulla da fare. Ce lo dovremo sorbire per chissà quanto tempo ancora, e magari un giorno si parlerà di legge Califano.
Magari si poteva suicidare uno di quei calciatori tutti bibbie, dii, segnidellacroce e castità prematrimoniale; e invece sono morti, e male, George Best, Garrincha e Gigi Meroni. Ma figuriamoci.
Si poteva suicidare quell'anonimo lettore della Nazione che, giorni fa, ha spedito una letterina al suo giornale preferito inveendo contro chi si lamenta dei tagli alla cultura: "ci sono i vecchi che muoiono di fame; la cultura è inutile!", tuonava. Ma forse, in un caso del genere, si tratta di uno nato già suicidato.
Si poteva suicidare in massa tutta la casa del Grande Fratello; si poteva suicidare Emilio Fede avvolgendosi come un boa con la propria lingua; si potevano suicidare i registi italiani di ora, ingerendo quantità mortali di intimismo invece di farle inghiottire al pubblico; e tanto che c'era, si poteva suicidare pure Fabio Fazio coi suoi elenchi. Tipo quello di stasera, dove tra "le cose che abbiamo tutti" c'era la 500 del commissario Calabresi ma non la scarpa di Giuseppe Pinelli; oppure la bicicletta di Marco Biagi ma non gli occhi di Giorgiana Masi o il nastro adesivo di Carlo Giuliani.
Invece s'è suicidato Mario Monicelli.
Per il resto lascio le parole a Red. Io non ho più voglia di dire niente. Una giornata che era cominciata ridendo; non finisce allo stesso modo. No, proprio per nulla.