venerdì 12 novembre 2010

Chiese e fascismi (5a parte)


Chiese e fascismi
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi

5a parte
(it.politica, 11 aprile 2005)



Antanas Smetona (1874-1944

In Lituania, la dittatura militare che resse il paese durante la prima indipendenza (1918-1940) si appoggiò politicamente all' "Unione Nazionalista", donde provennero due presidenti. Uno di essi, Antanas Smetona, si ispirava chiaramente al modello mussoliniano, e un delegato lituano partecipò, nel dicembre 1934, al congresso fascista dei Comités d'action pour l'universalité de Rome che si svolse a Montreux, in Svizzera. L' "Unione Nazionalista", in un paese ultracattolico come la Lituania, permise al clero (che, ovviamente, ne approfittò a man bassa) di esprimere le proprie posizioni politiche in maniera preponderante; ed anche in Lituania un sacerdote, Vladas Miromas, diverrà capo del governo tra il 1938 e il 1939. In questo paese la comunione fra nazionalismo e religione fu dunque perfetta e spiega anche perché, nel 1941, all'epoca dei massacri di ebrei cui parteciparono attivamente delle unità fasciste lituane (tra le quali i Lupi di Ferro, o Geležinis vilkas, autentiche squadracce fasciste tornate in auge attualmente come denominazione di squadre sportive) l'arcivescovo ausiliare di Kaunas, Vincentas Brizgys, proibì al suo clero di fornire qualsiasi tipo di aiuto ai perseguitati.


L'amm. Miklós Horthy von Nagybánya (1868-1957)

Al pari che in Polonia, l'Ungheria del "reggente" ammiraglio Miklós Horthy von Nagybánya (proveniente da una delle più antiche e nobili casate magiare e che si fregiava ancora del titolo di ammiraglio della marina asburgica sebbene l'Ungheria indipendente uscita fuori dalla I guerra mondiale non avesse, e non abbia tuttora, alcuno sbocco al mare…) trovò nella potentissima chiesa cattolica locale un alleato fedele. Senza spingerci troppo oltre nell'analisi storica del regime horthyista (con tutta la sua congrua dose di repressione e morte -scatenatasi soprattutto con la repressione sanguinosa della "Repubblica dei Consigli" di Béla Kun, nel 1919, il "terrore bianco" ungherese), che fu probabilmente più ultranazionalista che fascista in senso stretto, possiamo dire che il cattolicissimo Horthy non si discosta dai suoi santi colleghi di mezza Europa per il suo fervore antisemita (l'antisemitismo più terribile era del resto assai radicato storicamente in Ungheria, paese che contava una popolazione ebraica assai cospicua).

Con un tempismo perfetto, Horthy promulga le prime leggi razziali nel 1938 (in contemporanea, quindi, con quelle mussoliniane); e nel 1943 iniziano le deportazioni. Diversi alti dignitari ecclesiastici ungheresi (spesso, al pari di Horthy, provenienti dall'antica aristocrazia terriera), per congratularsi con l'ammiraglio, celebrano in tale occasione una messa solenne "per ringraziare Dio". Quando l'escalation antisemita ungherese giunge al parossismo, nel 1944 (550.000 vittime sui 750.000 ebrei ungheresi), furono i membri del "Partito della Volontà Nazionale", più noti come "Croci Frecciate" (in ungherese: Nyilaskereszt) a mostrare il più macabro zelo nell'assolvere alla versione magiara della Endlösung.


Ferenc Szalási (1897-1946)

Le Croci Frecciate furono uno dei movimenti e partiti nazifascisti europei più terribili. Fondate e guidate da Ferenc Szalási (pronuncia: sàlosci, poi impiccato nel 1946 per crimini contro l'umanità), furono al governo per circa un anno e mezzo nell'Ungheria occupata, con cifre da far paura persino alle SS tedesche. Si legge in Olokaustos:

"Accesi da una specie di furore demenziale le Croci Frecciate cominciarono la loro caccia all'Ebreo "nascosto” mentre i carri armati sovietici puntavano al cuore della città. In tale confusione venne arrestato come Ebreo Asta Nielson cugino del re di Svezia. Il 6 dicembre con un altro decreto venne ordinato che le strade che erano intitolate a personaggi di ascendenza ebraica mutassero nome. Le bande armate delle Croci Frecciate percorrevano la città. Circa cinquanta-sessanta Ebrei a notte venivano massacrati da queste squadre di assassini. Dopo aver derubato, torturato e violentato le Croci Frecciate trascinavano le vittime sino alle rive del Danubio e si divertivano a legarle a gruppi di tre. Sparavano poi alla testa della persona al centro e scaraventavano il cadavere e le persone ancora vive nelle acque gelate del fiume. Il peso della persona uccisa trascinava a fondo quelle ancora vive. Tra le centinaia di squadre della morte particolarmente efficiente fu quella guidata da un monaco cattolico, Andras Kun. La sua banda fece irruzione l'11 gennaio 1945 nell'ospedale ebraico di via Maros provocando una strage orrenda. Il monaco incitava i suoi a sparare nel "santo nome di Cristo”. Non c'era pietà per nessuno: né donne, né bambini, né vecchi. I casi di assassinii di massa furono innumerevoli. Il 28 gennaio SS e Croci Frecciate attaccarono l'ospedale di piazza Bethlen occupandolo per ventiquattro ore. Poi, dopo aver terrorizzato e derubato pazienti e medici, rapirono ventotto adolescenti che uccisero due giorni dopo."

Ricordiamo a tale riguardo che l'iscrizione alle "Croci Frecciate" era vietata a chi non fosse battezzato nel seno di santa romana chiesa, e che tutti i membri del movimento erano dei buoni cattolici. A titolo informativo, il monaco András Kun è quello che si vede nella foto in alto, sotto il titolo, sorridente all'estrema sinistra e voltato verso l'obiettivo.



11 gennaio 1945, Budapest: il massacro dell'ospedale ebraico di via Maros.

(5. continua)