Nei prossimi giorni, probabilmente per tutto il mese di agosto, ho deciso (viaggiando assieme a una cara amica per un'isola che non vi dirò) di parlare di alcune canzoni italiane. Dieci, per l'esattezza. Non rappresentano né una "top ten" personale, o roba del genere; sono soltanto dieci canzoni di cui mi è venuta la voglia di parlare.
Ho ripensato per due minuti, ma soltanto per due, che sono "nato alla Rete" proprio come parlatore di canzoni; l'ho fatto per anni in alcuni luoghi oramai pressoché scomparsi, o ridotti allo stato vegetativo. E' la loro fine naturale; sono posti che, prima o poi, si trasformano in qualcosa di parecchio simile a un manicomio, con tutti i loro pazzi di ordinanza. Ciò non significa che io rinneghi il mio esserci stato; anzi, probabilmente, questo mio improvviso desiderio di tornare a parlare di canzoni ha una sua ben precisa componente nostalgica. Nostalgia non significa irrealismo; in effetti, non tornerei più in posti del genere (newsgroup Usenet, mailing list, forum) nemmeno con una pistola puntata alla tempia, a prescindere che siano pressoché defunti. Si saranno, con tutta probabilità, trasferiti su
Facebook e, perché no, anche su qualche altro blog che ignoro.
In quei luoghi, naturalmente, era d'uopo il
confronto. In tali
confronti, a volte interminabili, ho letto al tempo stesso le cose più belle e intelligenti scritte su delle canzoni e sui loro autori, e quelle più brutte, stupide, ignobili. Questo per stabilire una differenza fondamentale con quel che sto per fare: essendo questa una
rete asociale, che non ammette volutamente né
confronti, né interventi o commenti di alcun genere, mi accingo a parlare di alcune canzoni esclusivamente per conto mio. A me stesso. Certo, pur sempre in pubblica visione; ma senza nessuna preoccupazione per un'approvazione o una critica, per un entusiasmo o un biasimo. Tornando a parlare di canzoni, intendo sfruttare appieno le possibilità date dalla libertà della perfetta solitudine.
E' un periodo, questo, in cui faccio un'estrema fatica a seguire le vicende, i fatti, gli eventi che mi circondano; naturalmente, sono ben cosciente di questo mio limite che, periodicamente, si manifesta. In tale caso, torno alla mia condizione di osservatore defilato, sotterraneo. Oppure di parlatore solitario di cose che ne potrebbero, però, sottintendere altre. Le canzoni sono tra queste cose.
Almeno stavolta ho intenzione di obbedire a una specie di programma. Dirò quindi in anticipo quali saranno le canzoni di cui mi è venuta voglia di parlare nei prossimi giorni:
1. Marta di Antonello Venditti.
2. Ma chi ha detto che non c'è di Gianfranco Manfredi.
3. La notte di Salvatore Adamo.
4. Canzone quasi d'amore di Francesco Guccini.
5. Il dilemma di Giorgio Gaber.
6. Letto 26 di Stefano Rosso.
7. Straniero di Alessio Lega.
8. Anche per te di Lucio Battisti.
9. La domenica delle salme di Fabrizio De André.
10. Symphoitetés Oudenós di Riccardo Venturi.
Qualcuno si potrà forse un po' stupire dell'ultima canzone, che non è molto nota; ma ci vuole pur sempre un "gran finale", no? Quanto alle altre, sono canzoni di cui posso aver parlato già in passato, oppure no; ve ne sarà forse qualche traccia in Rete. Questo è del tutto irrilevante; quel che vado a fare è come un riempimento di pagine del tutto vuote. A presto, naturalmente per chi vorrà.