lunedì 23 luglio 2012
Qualcuno era capitalista
Qualcuno era capitalista perché era
nato povero.
Qualcuno era capitalista perché, da
piccolo, voleva il deposito di zio Paperone.
Qualcuno era capitalista perché
lavorando duro.
Qualcuno era capitalista perché
lavorando niente.
Qualcuno era capitalista perché si era
sentito dotato per gli affari dopo aver venduto la figurina di
Pizzaballa a un compagno di scuola per tremila lire.
Qualcuno era capitalista perché gli
avevano inculcato solidi valori.
Qualcuno era capitalista perché la
scuola lo esigeva, lo sport lo esigeva, la società lo esigeva, la
chiesa lo esigeva...lo esigevano tutti.
Qualcuno era capitalista perché
leggeva “Il resto del Carlino” al bar, quasi ogni mattina.
Qualcuno era capitalista perché la
natura umana è competitiva.
Qualcuno era capitalista perché i
sindacati hanno rovinato l'Italia.
Qualcuno era capitalista perché
rinunciava al ghiacciolo alla menta e metteva le cinquanta lire nel
salvadanaio.
Qualcuno era capitalista perché a
vent'anni era un rivoluzionario.
Qualcuno era capitalista perché
rispondeva che non c'era alternativa al capitalismo anche quando gli
chiedevano che tempo faceva.
Qualcuno era capitalista perché
c'erano i capitalisti buoni.
Qualcuno era capitalista perché
c'erano i capitalisti poco buoni.
Qualcuno era capitalista perché il
comunismo era crollato e aveva trionfato il mercato.
Qualcuno era capitalista perché tutti
si viveva al di sopra delle proprie possibilità.
Qualcuno era capitalista perché c'era
la Milano da bere, e invece Milano stava bevendo lui.
Qualcuno era capitalista perché era un
fan di Everardo Dalla Noce.
Qualcuno era capitalista perché Luna
Rossa, il Moro di Venezia, le strambate, le boline.
Qualcuno era capitalista perché
bisognava avere per essere felici.
Qualcuno era capitalista perché Gesù
disse a Pietro che su quella pietra avrebbe edificato la Banca
Cattolica del Veneto.
Qualcuno era capitalista perché
Berlusconi gli aveva comprato Gullit e Van Basten.
Qualcuno era capitalista perché chi a
vent'anni non è di sinistra è senza cuore, e chi a cinquant'anni è
di sinistra è senza cervello.
Qualcuno era capitalista perché erano
morte le ideologie e le classi non esistevano più.
Qualcuno era capitalista perché gli
avevano costruito a cento metri da casa il più grande centro
commerciale del Molise.
Qualcuno era capitalista perché aveva
vinto trecento milioni azzeccando il numero esatto dei fagioli nel
barattolo di Raffaella Carrà.
Qualcuno era capitalista perché
eravamo la quinta potenza industriale.
Qualcuno era capitalista perché si era
potuto finalmente fare la seconda casa in val di Stava.
Qualcuno era capitalista perché aveva
partecipato alla marcia dei Quarantamila.
Qualcuno era capitalista perché era
crollato il muro di Berlino.
Qualcuno era capitalista perché era
crollato il muro del suo vicino di casa albanese, seppellendo lui e
la sua famiglia.
Qualcuno era capitalista perché i
fratelli rumeni si erano liberati dalla tirannia.
Qualcuno era capitalista perché quegli
stronzi di rumeni ci sarebbe ancora voluto il tiranno per farli
restare a casina loro.
Qualcuno era capitalista perché
l'uomo, per natura, è egoista.
Qualcuno era capitalista perché gli
piaceva mettere il prefisso “vetero-” davanti a ogni cosa.
Qualcuno era capitalista perché era di
Roma, e Roma è la capitale.
Qualcuno era capitalista perché era
nata la new economy e si facevano soldi con un clic.
Qualcuno era capitalista perché s'era
scordato alla svelta d'avere avuto fame.
Qualcuno era capitalista perché glielo
aveva detto quel maestro di giornalismo di Indro Montanelli.
Qualcuno era capitalista perché si
sentiva appartenente al “mondo libero”.
Qualcuno era capitalista perché ci
vuole una mentalità imprenditoriale.
Qualcuno era capitalista perché sì ci
avrà dei difetti ma sistema migliore non ne hanno inventato.
Qualcuno era capitalista perché non la
penso come te, ma sarei disposto a morire per difendere le tue idee.
Qualcuno era capitalista perché ogni
tanto il papa si oppone dal balcone, poi va a cena con Marcinkus.
Qualcuno era capitalista perché la
storia ha dimostrato che il capitalismo ha vinto.
Qualcuno era capitalista perché diceva
di essere un imprenditore anche se aveva una ditta individuale di
pulizia ditali usati.
Qualcuno era capitalista perché gli
piaceva prendere per il culo chi ancora diceva di essere comunista, o
anarchico, o qualcosa di diversamente sopravvissuto.
Qualcuno era capitalista perché alla
sua Cinquecento avevano messo tutti gli òpscionals.
Qualcuno era capitalista perché
avevano fatto bene a sparargli addosso a Genova.
Qualcuno era capitalista perché anche
l'amore è capitale.
Qualcuno credeva di essere capitalista
e invece era solo un povero imbecille qualsiasi.
Qualcuno credeva di essere capitalista
e invece era solo un povero.
Qualcuno era capitalista perché aveva
bisogno di credersi ciò che non era e non sarebbe mai stato, perché
aveva volentieri abdicato ad ogni cosa per amore di un denaro che
stava cessando inesorabilmente di esistere, perché si riempiva di
cose inutili e quelle cose lo stavano uccidendo, perché suo figlio
lo avrebbe ammazzato per fregargli tutto, perché le “grandi opere”
gli stavano togliendo la storia e la geografia, perché riempivano le
galere di gente che gli avevano detto di odiare, di considerare
nemica, di eliminare.
Qualcuno era capitalista e ora
preferisce suicidarsi invece che ribellarsi, perché non ce la fa più
a riconoscere che questa non è una crisi “economica”, ma di
sistema.
Di un sistema intero che sta implodendo
dentro la sua vuotezza e la sua disumanità, ma che ancora vuol darci
a bere ogni sorta di panzane, la ripresa, la “crescita”, la
“democrazia”, la “legalità”.
E ora? Anche ora si fa un passo avanti
e tre indietro. Abbiamo voluto sicurezza e polizia, e ce le
ritroviamo davanti in tutta la loro ferocia di servizio. Abbiamo
voluto delegare tutto, e questo delegare ci ha uccisi.
Massacrati sulle porte dell'ipermercato
mentre rivolgiamo un ultimo pensiero all' iPad che non potremo
comprare e desiderando che davanti alla nostra bara i parenti e gli
amici in lacrime leggano il discorso di Steve Jobs.