venerdì 18 gennaio 2013

Il gatto eterno e bello.


Ore tre e dieci del diciotto gennaio. Nove anni fa, esatti, emigravo per l'ennesima volta (n° 3747, rosso).

Il CPA ribolliva. Eh. Musiche. Prosperi. Bevute! 

Poi, dopo, eccomi qui.

Non so che pigli in certe noctes hibernales.

A un bar, vecchie rapine. Mario! Ciro! Dio cane, Gordon con la pallina da rugby per giocare. E poi all'occupazione di via Monte Oliveto, merdate militari!

Fratello catanese. Catanisi!

Ma voi non capirete mai. Non mi entrerete mai dentro per quanti sforzi, a parte forse.

Galere!

Porca madonna cane impestata.

Via di qua e via di là.

Biciclette.

Una ferita sul naso, una ferita sul mento.

Mondo di merda, rinuncia ad avermi e vattelo a pigliare nel culo.

Fratelli sconosciuti nella notte di gennaio!

La città.

Il respiro.

Il dono del comprendere senza parole.

Il diavolo.

La notte. La notte come idioletto del percepire il nulla e il tutto.

Alle 3,22 avevo

questo aspetto sciolto

dinocampana

infinitamente occhiuto





non potrete mai o quasi capire cosa sia ἀναρχία

è un dio negato e spallanzato notturno vecchio strega merda bovo diocane

è una rapina

crederete che

tre e venticinque

vado a letto naturalmente

col gatto sopra col mio amore sopra perché amore è tutto

ciao!

il gatto eterno e bello dorme

dorme

dorme e vive.