venerdì 4 gennaio 2013

Ils vont voter


A portarmi la vita sul groppone
ci ho già messo cinquant'anni
senza essere né un santo né una merda.
Non valgo il benché minimo cero.
Mamma Maria, ecco tuo figlio
Crocifisso su dei manifesti
Un dito di whisky e un gin, figlio
E di tutto il resto me ne sbatto

Vanno a votare…e poi, dopo?

Ho la memoria emiplegica
E i ricordi accecati
Quando mi ricordo del manganello
non me ne vengono che la metà
E voi vorreste che cercassi
la metà di un culo da prendere a calci?
In questi tempi non si vede un cazzo…
Non hanno più neanche il culo, gli italiani!

Vanno a votare…e poi, dopo?

È un paese che mi fa ribrezzo,
non c'è modo di diventare inglesi,
o svizzeri o stronzi o anche insetti
dappertutto sono coësi...
Bisogna vederli a Portappòrta
questi cessi da cabina elettorale
con la scheda fra le ditazze
e il disprezzo in un manifesto

Vanno a votare…e poi, dopo?

In un'Italia anarchica
farei rizzare in piedi 'sti stronzi
e gli farei fumare le schede scrutinate
fino alla cicca del mio disgusto
E poi, seduto su una sedia,
mentre twittano a Sua Escrescenza
canterebbero "Fratelli d'Italia",
l'Italia s'è desta, l'Italia s'è desta

Dell'elmo di piscio s'è cinta la testa.


(Piccola rielaborazione di una vecchia, vecchissima canzone di Léo Ferré. Talmente vecchia da non passare mai d'attualità!)