In Dark Waters (in italiano: Acque scure), film del 1944 diretto da André de Toth e interpretato da Thomas Mitchell, Franchot Tone e Merle Oberon, a finire nelle sabbie mobili è invece Elisha Cook Jr:
Un'altra casistica abbastanza frequente è quella del pover'uomo o del disgraziato che, magari sulla strada di una difficile redenzione, perisce nelle sabbie mobili. L'esempio classico ci viene qui dal famoso film Il diavolo alle quattro (The Devil at 4 'o Clock), diretto nel 1961 da Mervyn LeRoy e interpretato da Spencer Tracy e Frank Sinatra. Sinatra fa parte di un terzetto di galeotti che si trova su un'isola del Pacifico che sta per essere distrutta da un vulcano; quando tutti gli abitanti se ne sono andati, restano soltanto un vecchio prete irlandese (Spencer Tracy) che tiene sull'isola una comunità per bambini lebbrosi e dove convince a collaborare anche i tre galeotti. Almeno uno dei tre disgraziati deve fungere da vittima sacrificale, e tocca ovviamente al più simpatico, Marcel, interpretato da Grégoire Aslan. Al momento in cui cade nelle sabbie mobili porta sulle spalle un bambino che viene salvato, mentre il pur generoso tentativo di salvare lui non può andare a buon fine: qui le sabbie mobili hanno, per il malvagio redento, la funzione di ascensore al regno de' cieli.
Altre vittime predilette delle sabbie mobili sono le donne. Può trattarsi, certamente, di donne che ricadono nelle due categorie precedenti (donne cattive o poveracce innocenti); nella scena che segue, tratta da un film non meglio identificato, affoga nelle sabbie mobili una signora che sembra la cara, vecchia zia:
A volte tocca invece alla bella ragazza sprovveduta e sfortunata:
Le donne, però, hanno maggiori probabilità di essere tirate fuori dalle sabbie mobili, specie se giovani e belle (però, non di rado, periscono nelle sabbie mobili proprio perché sono giovani e belle). Nella scena sotto, tratta da Emmanuelle e gli ultimi cannibali (Emmanuelle and the Last Cannibals), diretto da Joe D'Amato e interpretato da Laura Gemser e Gabriele Tinti, Nieves Navarro (o Susan Scott che dir si voglia) viene tratta in salvo:
Ma le sabbie mobili, ad un certo punto, non risparmiano veramente più nessuno; e così se ne impossessa, fatalmente, la comicità. Nella commedia western della Walt Disney Hot Lead and Cold Feet, del 1978 (Piombo caldo e piedi freddi, diretta da Robert Butler), delle improbabili sabbie mobili spuntano nel bel mezzo di strada di una fangosa cittadina del vecchio West, inghiottendo lo sceriffo (interpretato da Don Knotts) proprio durante la fatidica scena del duello:
La scena non ha soltanto un notevole effetto comico (con lo sceriffo che, sulle prime, non si accorge di stare sprofondando a picco nelle sabbie mobili "urbane" e continua a contare fino a tre per il duello); è anche un ottimo esempio per un'altra interessante caratteristica delle quicksands scenes, vale a dire il cappello della vittima che rimane a galleggiare sulla superficie delle sabbie dopo che essa è del tutto sprofondata. Si tratta di un particolare presente in decine di scene del genere (se non è il cappello, è comunque qualcosa che la vittima indossa). Lo si è visto anche nella scena di Swamp Water.
Le sabbie mobili, come detto, hanno avuto il loro grande momento di gloria negli anni '60, condizionando forse per sempre la percezione che ne abbiamo; si aggiunga a tutto questo che il cinema le ha trasmesse al fumetto. Non si deve però credere affatto che le sabbie mobili siano scomparse; tutt'altro. Anche in anni più recenti, e addirittura recentissimi, hanno continuato a inghiottire nuove categorie mai esperite prima. Così, ad esempio, nel film del 1981 Southern Comfort (in italiano: I guerrieri della palude silenziosa, diretto da Walter Hill e interpretato da Keith Carradine e Powers Boothe), nelle sabbie mobili ci finisce un soldato armato fino ai denti:
Assolutamente unica è la scena del film cinese Mountain Patrol (in italiano: Battaglia in paradiso, 2004, diretto da Chuan Lu), dedicato ai volontari che, in Tibet, proteggono le antilopi dai bracconieri. E il capobracconiere, in pieno deserto, dopo che ha forato e si accinge a cambiare la gomma, trova la sua ineluttabile punizione finendo in una stupefacente "sabbia mobile secca" che lo inghiotte (un'autentica aberrazione fisica, ma sicuramente una trovata cinematografica geniale):
Al 2003 risale invece la migliore quicksand scene del terzo millennio, nel film Sin (Peccato mortale), dove Gary Oldman, che ha di per sé una faccia da uno che deve finire per forza nelle sabbie mobili, vi finisce effettivamente, e per giunta in pieno deserto e con tutta la macchina:
Scena interessante anche perché contiene tutta una serie di topoi delle sabbie mobili: l'affondamento lento, l'estremo tentativo di salvataggio del cattivo da parte del buono, il rassegnato pentimento finale e, soprattutto, lo sparo pietoso che risparmia alla vittima una morte atroce (anche questo un particolare ripreso spesso nei fumetti).