Un blog, poi, è solo apparentemente uno spazio "privato". Non esiste nessun "privato" quando, comunque, quel che si scrive è a disposizione di tutti. Registrato da Google, catalogato, eternizzato o quasi. Non esiste e non può esistere "riservatezza", a parte quella consistente nel non nominare fatti e persone che potrebbero, per qualsiasi motivo, non gradirlo. Mi è accaduto, qualche tempo fa, di contravvenire a questa regola, e la cosa mi è stata fatta più che giustamente notare; ma, per il resto, al momento di inserire un nuovo post disabilito regolarmente ogni opzione restrittiva. Come chiunque può leggere, chiunque può scrivere. Qualsiasi cosa che gli passi per la testa di dire, o di dirmi. Bella o brutta che sia, non fa nessuna differenza.
E', questo, il "sale" della cosa, la ragione stessa dell'esistenza di uno spazio come questo. Si raccontano delle cose, di qualsiasi genere, e dagli eventuali commenti si traggono altri spunti, altre voglie di parlare. Un'autoalimentazione, insomma. Così, stamani che ho ancor meno da fare del solito, mi è venuta la voglia di parlare della mediocrità. E anche del circondarsi. Poiché mi è stato detto apertis verbis che "amo circondarmi di persone mediocri", vorrei sviscerare un po' più la cosa dal mio punto di vista (che, insomma, avrà pur sempre un mezz'etto di valore, o almeno spero).
Curiosamente, la cosa che più mi ha colpito in questa secca frase non sono state le "persone mediocri", ma il "circondarmi". Ora, se c'è una cosa che mi riesce difficile individuare nella mia vita, è l'essere circondato. Da chiunque, mediocre o meno che sia. Sono sempre stato, e probabilmente sarò sempre, un solitario. Pochissimi amici, per di più con la mia tendenza agli innamoramenti folli che, quasi sempre, si sono rivelati tali soltanto da parte mia. Ricambiati, nel migliore dei casi, soltanto in parte. Col tempo mi sono abituato, o rassegnato, a considerare tutto questo come mia esclusiva colpa. Ci dev'essere, in me, qualcosa che "blocca", che impedisce il pieno ricambio dell'affetto enorme che mi capita di provare, a volte, per qualcuno. Sarà, con tutta probabilità, la mia scarsa chiarezza, o perlomeno questa dev'essere una componente dell'insieme; da dire anche che qualche propugnatore o propugnatrice di chiarezze con cui in 44 anni e rotti di vita ho avuto a che fare, sì è alla fin dei conti rivelato o rivelata ancor meno chiaro o chiara di me. Ma non importa.
Poi, sicuramente, spesso e volentieri sono noioso, e non di una noia semplice da gestire. Ho, come dire, delle passioni che sono intrinsecamente pallose. La linguistica, ad esempio; anche se, alla fin dei conti, l'unica persona in tutta la mia vita in cui il mio folle innamoramento sia stato pienamente ricambiato resterà quel Pierfrancesco Poli, lettore di ceco e slovacco, glottomane di cui tempo fa parlai qua dentro. Ma è morto. La condivisione piena è una cosa che ho sempre ricercato, senza mai trovare; evidentemente non sono adatto alla cosa. Non ho esperienze, nella vita, che mi abbiano portato a condividere un'azione, un periodo, un "trovarsi sulla stessa barca"; mi accorgo anzi di non essere mai stato sulla stessa barca con nessuno. Anche sulla famosa "barricata" dove ogni tanto si dice di stare assieme, a un certo punto sono convinto che mi ritroverei a sparare, e a crepare, da solo. Con tutto ciò, nessuno mai si permetta di pensare che non ci sarei, su quella barricata. Qualsiasi cosa io faccia o dica, non mi defilo né mi sfilo.
Tutto questo per dire, con la mia solita e spaventosa mancanza di concisione, che proprio tutto sono stato, sono e sarò fuorché "circondato". Ho delle persone che conosco, per loro ho provato, continuo a provare e proverò del bene. Continuo a provarlo, in qualche caso, pur sapendo che da parte loro quel po' di affetto o di amore che magari c'è stato si è trasformato in odio o, peggio, in indifferenza. Ma non sono mai stato, né mi sono mai considerato, una specie di "sole" al centro di un sistema di pianeti e di satelliti. Non mi sono mai posto il problema di chi mi girasse intorno. Non ho mai ricercato l'eccezionalità a tutti i costi negli altri, proprio perché non mi ritengo niente e nessuno di eccezionale. E non lo dico affatto per "modestia", ché modesto non sono.
Ci sono, forse, due o tre cose in cui un po' "emergo"; ma alla fin fine, a lungo andare e nonostante le apparenze, sono quello che meno le fa notare e pesare al mondo; se anche la vita mi ha riservato tutte le complicazioni e gli assurdi che è possibile immaginare, dentro di me, nel mio profondo, sono sempre voluto restare una persona semplice, senza ambizioni, che si contenta di poco. E se, attorno a me, sono girate e continuano a girare delle persone "mediocri", sto bene attento a non distribuire questo epiteto a piene mani. L'aggettivo "mediocre" mi ricorda troppo da vicino due parole che sono quelle che più toglierei dal vocabolario: "vincente" e "perdente". Attenzione, ché sono due parole identiche anche se sembrano esprimere un'opposizione, un contrario. Mi sono ritrovato di fronte a dei sedicenti "perdenti" che usavano questa loro presunta sconfitta come una vittoria, per non dire come una mitragliatrice.
Nessuna mediocrità. Nessuna vittoria e nessuna sconfitta. Solo vite differenti, ognuna con le sue cose, le sue vicende, le sue delusioni, le sue bellezze. Anche nella persona più imbecille mi è capitato, a volte, di trovare un granello di luce. E dalle personi più comuni, più ordinarie, più terra-terra, ho imparato o creduto comunque di imparare qualcosa. Perché sono un solitario aperto. Non ho chiusure. Non ho barriere, sono tutte abbassate. E allora dico: continuerò ad essere così. Sicuramente con una tendenza in meno, cioè quella di fabbricarmi artificialmente certe eccezionalità che non ho e che so di non avere. Magari, poi, a un certo punto mi riuscisse di essere "circondato"; o forse no. Non vorrei accorgermi, un giorno, di essere circondato non tanto di mediocri, straordinari o quant'altro, ma di estranei. Oppure di essere io l'estraneo, l'intruso di turno. Oppure a andar dietro a qualche eccezionale, non comune, straordinario pezzo di merda per il quale ho lasciato perdere qualche buon mediocre che, a modo suo, magari mi voleva bene sul serio. Nel frattempo cerco di dare, per quel che mi riesce, un po' di sgangherato amore, ed è un amore che non chiede patenti.
9 commenti:
Nessuno è mediocre di per se stesso, ognuno in cuor suo pensa di essere speciale, io la interpeto come un'autodifesa per le proprie certezze senza le quali il microcosmo, il senso del "se stesso", che una persona si crea, vacilla.
La mediocrità è un'etichetta, un po' come il nome, qualcosa in funzione dei rapporti monodirezionali tra l'esterno e se stessi, nessuno direbbe per primo di essere un mediocre.
La mediocrità della gente non è noiosa, anzi molto leggera e spassosa, non romperei per nulla al mondo la leggerezza che si crea tra me e queste anime, magari con un secco "sei un mediocre" anche se in passato la tentazione era tanta, ho dovuto alzare bandiera bianca in quanto la mediocrità è sfuggente e spiazzante, è uno schermo omologante e protettivo.
E' quello che cercava di spiegarmi la mia vecchia fiamma e che ho capito solo dopo un anno, grazie a Pirandello.
Uno, nessuno, centomila.
Lo spiegavano così: noi siamo singole singolarità, per gli altri variamo dal nessuno al centomila (in stile Leonard Zelig).
In questo sta la saggezza e la forza del mediocre, limitarsi a se stesso e ignorare certe domande ammiccate dall'esterno.
Infine un proverbio cinese, che non centra molto, ma mi consola quando mi abbino alla mediocritas aurea: Un saggio e uno stolto pensano meglio d'un saggio solo.
E' difficile commentare quando non si conosce nulla del privato di una persona...sono finita sul tuo blog per "colpa" di quel caso che non esiste e, da allora, ci vado a dare un'occhiata quasi ogni giorno. Mi son permessa di scriverci solo quando (in qualche modo, e magari pure strano) ci siamo "toccati di striscio" su un forum, in un'alternanza di post...
Il più delle volte mi limito a leggere quello che scrivi, a farmelo rigirare dentro questa testolina e, perché no, a provare meraviglia per quello che dici (sul "come lo dici" sai già quel che penso)...e la meraviglia torna di fronte a questo post sulla mediocrità che posso solo condividere completamente: perché il vero problema non è la mediocrità, quanto l'estraneità...e magari sarai anche il più grande testa di cazzo della terra, ma per "un po' di sgangherato amore,un amore che non chiede patenti" mi unirei volentieri al tuo simposio di mediocrità...e, credimi, non lo dico per piaggeria...ho "amici" che possono bastare per un'intera campata...ho Socrate, Euridice, Platone, Virgilio, Saffo, Ovidio, Dante, Simone (de Beauvoir), Eugenio (Montale), Jean-Paul (Sartre), Friedrich (Nietzsche), Primo (Levi), Ludwig (Wittgenstein), Joyce (Lussu), Dietrich (Bonhoeffer)... e molti altri ancora, a cui un Riccardo (Venturi) potrebbe non aggiungere proprio niente di nuovo...se non fosse per quella sua capacità di destare meraviglia e quel "non chiedere patenti"...
Scarlatta
(Roberta)
P.S.
Scusami se son stata prolissa, ma non ho il dono della sintesi...e scusami anche se continuo a comparire come "utente anonimo", ma non ho neppure il dono dell'abilità tecnologica! :ò)
Mi sono spesso trovato a pensare cose contraddittorie. Nello stesso, preciso istante. Ognuno di noi, nel corso di qualsiasi giornata, ha un'alternanza di momenti; c'è il momento dell'orgoglio, e quello della vergogna.
Ieri sera sono andato da un salumiere a comprarmi della roba; la commessa è rumena. Mi sono messo a parlarci in rumeno davanti ai clienti, e questa mi rispondeva. Contenta di parlare la sua lingua con un italiano che la conosceva; e mi sono sentito orgoglioso. Per conoscere quella lingua e per aver magari dato mezzo minuto di contentezza ad un'altra persona.
Questo esattamente un minuto dopo aver pensato di una vecchietta che mi precedeva e che si dilungava con le sue chiacchiere, che era una stronza vecchia bavosa e che avrebbe fatto meglio a restarsene a casa invece di venire a rompere i coglioni con le sue scemenze. Ho provato vergogna di quel pensiero stupido. E mediocre.
E allora cosa siamo? Siamo tutti mediocri e eccezionali al tempo stesso. Mi sono sentito migliaia di volte, e mi sentirò altrettante migliaia, una persona banale e stupida. Tante altre volte mi sono sentito il mondo in mano, e anche questo accadrà ancora. E ci son più cose in terra che cose da capire.
Forse non è vero che io non sono circondato. Sono circondato dalla mia stessa, di mediocrità; e, al tempo stesso, sono circondato dalla mia assoluta unicità. Cerco di rendermi in qualche modo conto che tutti noi siamo così. Quando mi riesce rendermene conto, scelgo di non intervenire e di lasciare libero corso ad ogni cosa, alla banalità come allo straordinario. Se ci intervenissi, si creerebbe una costruzione. Non sarei più riccardoventuri, ma la sua immagine. E siccome siamo in un mondo che già all'immagine è stato condannato, e si è autocondannato, non intendo posare il mio mattoncino.
Dico: mi si prenda come sono. Ma se lo dico di me stesso, prendo tutti gli altri come sono. Possono starmi bene e possono starmi male. Possono corrispondermi o non corrispondermi. Possono corrispondermi per un dato periodo e poi non corrispondermi più; oppure possono non corrispondermi per un dato periodo e poi, all'improvviso, corrispondermi. Chissà che accade; ma tutto questo fa parte della corolla di miracoli del mondo, e io non la calpesto con indagini che del resto non sarei capace neppure di iniziare.
Non ho nulla da raccomandare a nessuno. Non formulo giudizi. Facile non saper stare al posto dei giudici togati nelle aule di tribunale; la mia sfida è quella di non saper stare al posto dei giudici in mezzo alla strada, ché tutti noi lo siamo. Io compreso. Ho formulato, come tutti, giudizi sulle persone e sulle cose. Vorrei, prima che la luce si spenga, almeno per dieci minuti essere libero dai giudizi, che peraltro sono nel 99% dei casi pregiudizi.
So anche bene che tutto questo sarà impossibile. Che di giudizi ne formulerò ancora, e che mi capiterà di sentirne su di me. Secchi o diffusi, concisi o analitici, partecipi o indifferenti. E vorrei dire che, comunque, ci provo; impresa in confronto alla quale quella di Don Chisciotte contro i mulini a vento somiglia a una barzelletta.
Con tutto ciò, salutandovi, Filippo e Scarlatta, dal profondo della notte (ché nel profondo della notte c'è meno rumore), salutandovi e ringraziandovi, mi permetto di formulare un augurio.
Non tanto quello di non fermarci mai all'apparenza delle cose e delle persone, ché sarebbe un augurio da rubrichetta della settimana enigmistica. Ma quello, anche cercando di andare in profondo, di prendere in considerazione che di profondi ce ne sono infiniti, e che hanno pure il vizio di intrecciarsi, in tutti, in dei grovigli terrificanti.
Non potranno mai essere dipanati. Però possono essere guardati nella loro meraviglia.
Conosco il procedimento, quello che ti fa dire che in fondo siamo tutti mediocri(così come siamo eccezionali) e quindi non lo è nessuno. Lo stesso che, ad esempio, ti fa dire che siamo tutti razzisti e così via...Del resto, jannacci chiosava a proposito di mussolini, e quelli che..."è dentro di noi". A simili procedimenti ho ben poche cose da opporre, a parte "una sega!", che mi viene spontaneo e ci sta bene.
Detto questo, l'unica altra cosa che mi vien da pensare è che, cazzo, l'essere umano ne sa architettare di trucchetti pur di continuare a fare quello che più gli conviene e che gli costa meno! Peccato che ogni volta casca nel tranello di doverlo ammantare di una sorta di teoria, che poi alla prova dei fatti rischia di risultare mediocre anch'essa!
salud
Concordo sul fatto che vada bene perché ti viene spontaneo; qualsiasi cosa venga spontanea va bene. In modo altrettanto spontaneo ti dico: trucchetto una sega! E' quel che ho sempre pensato, anche se con questa affermazione posso opporre ancora meno, cioè nulla. Mi conviene? Boh! Sinceramente non vedo dove possa trovarsi la "convenienza" in una cosa del genere, e dove sia il costo (anzi, il risparmio). D'accordo per le teorie, e del resto chi non ne fa; nessuno ha il monopolio della spontaneità; allora lo dirò senza teorie. Che piaccia o meno, che lo dica Jannacci o gesubbambino, in noi c'è tutto e il contrario di tutto. E se tale cosa, alla prova dei fatti, risulta mediocre, pazienza.
Anche se nella tua considerazione ritengo che ci sia un errore di fondo; quello di ritenere che, dicendo che siamo tutti mediocri (e eccezionali), non lo sia "nessuno". Ti dico, del tutto spontaneamente, che con me stai in questo caso pisciando fuori dal vaso. Non mi piace la parola "nessuno", mi piace la parola "tutti". Credo autenticamente che sia una cosa di tutti, io tutto intendo fuorché appiattire, omologare, livellare, standardizzare. E su questo, credimi, non ho proprio nient'altro da dire, e da dirti. Spero soltanto di averlo espresso senza ammantamenti; l'unico "guadagnino" che ho fatto con questa cosa, finora, sono casini, tensioni e scazzi. All'anima della convenienza!
Salut,
Oggi, mi sa, che non siamo d'accordo proprio su niente. E, certamente, le parole non aiutano. Non credo affatto che una cosa vada bene solo in quanto spontanea. Ma lasciamo perdere....
Nessun errore di fondo, credimi, quando dico che affermare siamo tutti mediocri ed eccezionali è lo stesso che affermare che nessuno lo è.
Mi ricorda le canzoni paraculo di guccini sul fatto di dire come siamo tutti....
Ma, del resto non si può certo discutere con qualcuno che ad ogni considerazione deve ribattere con il personalismo del guadagnino, o della convenienza, ecc. ecc.
Il mio copncetto è semplice: esistono delle persone mediocri e delle persone che non lo sono.
salud
Le parole non aiutano, e le parole scritte ancora meno. Ciononostante sono...parole, e non conosco nessuna parola che si dica da sola, slegata da chi la dice (o scrive).
Continuo a ritenere che nel riconoscere in tutti una dose di mediocrità e una dose di eccezionalità sia la cosa più vicina alla realtà dei fatti che mi sia capitato di assimilare.
Magari, oh, visto che parli di guccini, sarà proprio il mio...provenire dal "guccinianesimo" che mi ha, come dire, "inquinato"; ma non sono, davvero, capace di non considerare tutte le mille e mille sfaccettature che tutti noi abbiamo. E' una cosa che mi definisce, nel bene e nel male. Molto, molto al di là di guccini e delle sue canzoni.
Così come e senz'altro vero che mi rimane difficile discutere senza personalismi; ma non lo faccio, almeno stavolta, per ribattere a una sorta di "attacco" o cose del genere, credimi. Lo faccio perché quel che sto dicendo proviene talmente dal mio modo di osservare la realtà e gli altri, che non posso non riferirmi a me stesso.
Il tuo concetto è semplice: esistono persone mediocri e persone che non lo sono. Ne prendo atto. Il mio concetto è altrettanto semplice: mediocrità, eccezionalità, tutto quanto, sono cose del tutto relative, e relative ad un oceano di cose.
So bene che con questo mio relativismo sarò prima o poi scomunicato da Ratzinger e che andrò all'inferno. Chissà cosa ci aspetta, nel girone dei relativisti!
Salut,
non credo che usare del "relativismo" in codesta maniera ti possa .... salvare l'anima da papi ratzinger!
E le parole sono parole e i fatti sono fatti. E di persone che definisco mediocri ne conosco, e non ho loro niente da dire né da ascoltare. Esistono, lo so. Perché le vedo. E ci sono e sono dappertutto!
buona fortuna a te!
O Franco, a prescindere da paparazzingher e dai miei 21 grammi, ti devo dire una cosa.
Certo che esistono le persone mediocri, o quelle in cui la mediocrità predomina. Ne conosco io come ne conosci te. Nulla da dire e/o da ascoltare al pari tuo.
Soltanto che il caso (che non esiste) mi mette e ci mette a contatto ogni giorno, e dico ogni giorno, con questo tipo di persone. E allora, in me e in te scattano forse due "molle" differenti. In me scatta due cose che mi definiscono più di ogni altra: la curiosità, e dare a tutti una possibilità perché non mi riesce, e non voglio, chiudere nessuna porta.
Tu invece le porte le chiudi. Sono due modi diversi di procedere. Sono due nature diverse. Di questo stiamo a discutere. Per questo ti ho detto che oggi, proprio oggi, tutto mi sento fuorché "attaccato", fuorché messo in discussione. Semplicemente due cose diverse a confronto, e due cose che ritengo vere. Entrambe.
Ed è per questo che prendo con particolare piacere il tuo augurio di buona fortuna; perché so benissimo di averne bisogno.
Buona fortuna anche a te! A condizione che questi auguri reciproci di buona fortuna non siano mai addii, perché di addii ne ho oramai vissuti fin troppi e al solo pensiero di viverne altri non sto bene.
Questa, e penso che tu lo capisca, è la funzione delle mie porte sempre aperte. Non posso fare altro. Non potrò mai andare a aprire, o sfondare, una che mi è stata chiusa perché non sarebbe giusto; e allora tengo aperta la mia, senza distinzione e senza preclusione. Per nessuno.
Salut,
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