lunedì 14 gennaio 2008

L'allegria


L'allegria non ha né tempi, né regole, né ragioni. S'installa da sola, senza che ci sia il bisogno di chiederglielo. Non fa polemica e non vuole il meglio di niente; non ha occasioni propizie, non risponde a nulla, è priva di obblighi e di morali.

Non ha né leggerezza e né pesantezza; è qualcosa che ci si cammina assieme e addosso. Quando arriva, non si sa nemmeno come ci si sente. La si percepisce, non la si capisce. Non c'è nulla da capire e diffida di comprensioni artificiali.

Non ha simboli né gesti particolari. Non ha espressioni comuni, tipiche o curiose per definirla, in nessuna lingua del mondo. Neanche espressioni del viso o dello sguardo; sua caratteristica è anzi la più perfetta inespressività. Non si manifesta all'esterno. Nessuno la vede.

Non fa stare né meglio e né peggio, ma fa stare. Ci si comincia a viaggiare verso qualcosa di differente. È sorella di cambiamenti che non è dato prevedere. Non dice eppure dice. Non è triste, e forse non è neppure allegra. È quel millesimo di secondo in cui si va altrove, fischiettando piano piano una piccola aria di fronda. In cui si va a nascondersi, eppure si è lì davanti a tutti. In cui si va, affanculo o in paradiso.

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