Poi, ho anche ben presente quanto espresso da Miguel Guillermo Martínez Ball in un commento ad un post sul suo blog. Qualcuno gli ha chiesto come mai non avesse detto nulla su Sakineh, perché ora dire qualcosa su Sakineh è obbligatorio e attiene ai doveri fondamentali di ogni buon italiano, compresi coloro che viaggiano nella massima e quotidiana indifferenza per le due o tre donne ammazzate al giorno in questo paese (quando non trovano l'altrettanto quotidiana giustificazione per i loro assassini). Riporto per intero il lapidario e esauriente commento di Miguel Martínez:
"Per quanto riguarda il caso di Sakineh, qui c’è un equivoco di fondo. Io non sono un editorialista di Repubblica che deve dire la propria banalità su ogni notizia che capita. Ci sono mille altre questioni su cui non mi sono espresso, tra cui la lite tra Berlusconi e Fini, ad esempio; o la dichiarazione della presunta fine della guerra in Iraq; o ciò che sta succedendo in Somalia. Nessuno mi paga per scrivere, anzi quando scrivo rubo tempo al mio lavoro. Scrivo quando ho qualcosa di originale da dire. Mi sarebbe piaciuto andare a leggere i media iraniani sul caso, ad esempio; ma il persiano lo leggo con molta difficoltà, e il tempo non ce l’ho adesso."
Il sottoscritto, peraltro, non ha nessunissima pretesa di dire "qualcosa di originale". Però, in questi ultimi giorni, sono in preda alla più totale sakinoia. E, se tanto mi dà tanto, non sono neppure il solo. Bisognerebbe che gli editorialisti di Repubblica, o di qualsiasi altro giornale, avessero ogni tanto presente sia l'effetto boomerang delle loro "campagne di civiltà" -massimamente in un paese che quotidianamente non dà alcuna prova tangibile della suddetta-, sia la costante trasformazione in ridicolo che operano. E questo è il peggiore servizio che possano offrire a Sakineh, se tanto affermano di tenerci.
Prendiamo ad esempio i calciatori e compagnia bella. In questi giorni, la questione Sakineh che fa più "notizia" sembra essere quella delle prese di posizione di Totti e Prandelli. Tutto il mondo del pallone italiano sembra avere scoperto l'impegno civile, naturalmente per qualcosa di sufficientemente lontano da non dover pronunciarsi non dico sui femminicidi nostrani (chissà, magari qualche calciatore, in privato, un paio di ceffoni alla moglie-velina glieli ha pure ammanniti senza fare troppe storie), ma, che so io, sulle interferenze della chiesa cattolica, sui preti pedofili, sul precariato, sui morti sul lavoro che dividono la quotidianità con le donne ammazzate. Quello è un impegno civile che non attiene a Totti e Prandelli; è troppo vicino. Se qualcuno si azzardasse a chieder loro qualcosa al riguardo, risponderebbero invariabilmente che loro si occupano di sport. Sakineh invece è perfetta. Serve loro a unirsi al coro di sdegno, e a far vedere che hanno un'anima. Che non sono soltanto ammassi di miliardi erogati loro per farsi buttare fuori dalla Slovacchia (tanto per restare in temi squisitamente sportivi). E così la povera Sakineh Ashtiani diventa l'icona della vipperia nostrana. Passa persino sui forum di tifosi della Fiorentina, in mezzo al rinnovo del contratto di Montolivo e a Donadel che parla mercoledì. Davvero bisognerebbe imparare decentemente il persiano per leggere quel che si scrive sui giornali e sui portali iraniani; andare, che so io, a controllare a che punto stia il boicottaggio della Roma. Nel frattempo, i fiorai fanno affari d'oro: fra gladioli, mazzi e ghirlande di fiori depositati ai piedi delle Sakineh oramai persino sulla facciata del municipio di Casalpusterlengo, sospetto che l'Associazione dei Fioristi Italiani si auguri una lapidazione al giorno in Iran. Proprio mentre, magari, nella viuzza accanto al municipio il sciùr Mazzacurati, depresso e insoddisfatto, paparino separato o sposino geloso, prende la mira col fucile e fa fuori la moglie o la compagna sotto gli occhi di Sakineh.
Bisognerebbe allora tenerne ben conto, di queste cosine. Tenerne ben conto prima di essere pervasi dalla Sakinoia, che non è comunque un bel sentimento. Perché di donne e di altri esseri umani che lo stato condanna alla tortura e alla morte per qualsiasi motivo, ce ne sono a centinaia ogni giorno. Ma Totti e Prandelli sapranno che esiste Ciudad Juárez, a parte per la sua squadra di calcio (e neppure per quella, probabilmente)? Eppure le immagini delle Sakineh che sono state eliminate con la connivenza dello stato messicano, in quella città e altrove, potrebbero ricoprire tutti i centri storici delle nostre città. La Roma dovrebbe acquistare, magari grazie a qualche altro decreto spalmadebiti, una piantagione di fiori intera per manifestare il proprio impegno civico. E andò stà Carla Bruni, mentre il maritino deporta i Rom? E tutti gli identitaristi di questa ceppa di minchia, quelli delle invasioni, delle orianefallaci, delle paure? Se ne accorgeranno di essere ridicoli, mentre sotto il loro naso si consumano tutti i giorni i peggiori delitti dei quali a loro non interessa nulla, oppure sui quali si guardano bene dal far sapere il loro illuminato parere?
Sarà impegnato a deporre il mazzo di fiori per Sakineh anche il babbino dell'adolescente "bene" napoletano che ha violentato a Capri la ragazzina francese? Vi ricordate di che cosa ebbe a dichiarare quando il rampollo fu arrestato? "È una ragazzata, sicuramente lei ci stava e le cose sono andate un po' oltre". Intanto, sì, Sakineh forse la lapidano in nome di uno stato teocratico di merda. Ma in realtà non gliene importa proprio una mazza a nessuno, né a Totti e Prandelli e neanche a tu che mi leggi. Sakineh serve soltanto a farti sentire "superiore" e più "civile"; poi vai al bar e, chiacchierando, dici che la tredicenne stuprata se lo è meritato perché portava la gonnellina troppo corta o la maglietta troppo scollacciata. Poi dici che il signor Brambilla della porta accanto ha fatto bene a tirare quarantacinque coltellate alla moglie perché sospettava che lo tradisse col signor Bernasconi (e se per caso lo tradiva col signor El-Houajri o col signor Radulescu se ne meritava almeno ottanta). Poi non vuoi la moschea e vai ascoltare le omelie di monsignor Babini da Grosseto. Poi tua figlia o tuo figlio dodicenne sono inculati da don Cantini e te ne stai bello zitto, guardandoti tranquillo la partita di Totti.
L'immagine sotto il titolo è quella di Aileen Wuornos. La avevo già nominata in un post qualche giorno fa, senza nessun link. Forse avevo pensato che tutti la conosceste, ma ho come un presentimento che mi sbagliavo.