giovedì 26 gennaio 2012

Valle Susa, Pistoia.


Per aggiornamenti sugli arresti odierni nel movimento NO TAV si veda Baruda.

Come ampiamente previsto, la repressione si è scatenata sul movimento NO TAV. Del tutto logico, visto che si tratta dell'unico autentico movimento di rivolta sociale presente in Italia, legato sia a un territorio e alla sua popolazione, sia ad istanze anticapitaliste, antirepressive e antagoniste. Riprendo dal blog di Baruda: "Arresti in tutta Italia: una maxioperazione di quelle da copione, con pettorina lucidata e incursioni notturne in decine di appartamenti in tutto lo stivale. Repressione pesante contro un movimento che più volte ha dimostrato di non aver certo paura delle conseguenze: un movimento orgoglioso e forte che mai s’è lasciato intimidire dalle accuse e dalle condanne di uno stato che reagisce alle proteste di un’intera popolazione, con retate e arresti!"

Scene ampiamente già viste. Scene di repressione. Tra le tante cose con cui si potrebbe iniziare un discorso a caldo, dato che i cosiddetti "ragionatori a freddo" si possono allo stato attuale delle cose accomodare a fare in culo senza passare dal via, scelgo una curiosa coincidenza. Tra gli arresti (il cui numero esatto ancora non si conosce) effettuati in tutta Italia, ne sono stati operati alcuni anche a Pistoia. Già, Pistoia. La città dalla quale può partire tranquillamente il camerata Casseri Gianluca made in Casapound per andare a fare pulizie nei giardinetti prima, e nei mercatini di Firenze poi. La città del questore Manzo, amichetto indefesso della suddetta Casapound Onlus e fedele repressore di chiunque vi si opponga. A Pistoia mica si va, all'alba, a bussare alle porte dei ribelli non conformi: no, altro non sarebbe che una rimpatriata tra amiconi ad un'ora un po' insolita. All'alba si va a bussare ai NO TAV, pardon, ai black bloc. La (dis)informazione mainstronz sta ovviamente già facendo il consueto uso massiccio dell'espressione: la direttiva è quella. Ah, se qualcuno a partire da questo momento (ore 11.07 del 26 gennaio 2012) volesse tenere un conteggio di quante volte comparirà il termine legalità, è pregato di comunicarmene il risultato alla stessa ora di domani.

Stiamo vededo infatti una volta di più (se mai ce ne fosse bisogno) in che cosa consista la legalità dei padroni e di tutti i loro tirapiedi. Una licenza poetica delle più ardite: questa parola tronca fa infatti costantemente rima con repressione e con fascismo. Dev'essere sicuramente qualche composizione futurista, di quelle che piacciono così tanto dalle parti di Questurapound. Ho come una vaga impressione che oggi, all'inferno, persino le legioni sataniche facciano fatica a trattenere il Casseri dallo spanciarsi dalle risate; e ne ha ben donde. A Pistoia si fa così, e non solo a Pistoia. Si colpisce laddove si individua il pericolo reale e non si toccano i gentili collaboratori, anche se magari vanno qua e là a eliminare qualche immigrato.

E', in definitiva, l'applicazione autentica del principio della libera circolazione. L'avete presente, no? Quella che mette d'accordo tutti, dal PD ai leghisti, da Marchionne al compagno Odifreddi, da Volkswagen Mercedes Bresso a Roberto Cota. Libera circolazione delle persone e delle merci (che sono, naturalmente, la stessa cosa). Risparmio. Modernità. Velocità. Infrastrutture necessarie. Potremmo aggiungere, come gadget imprescindibile, la libera circolazione dei fascisti, dai pistoleros di Pistoia ai diplomatici di Osaka. Tutto e tutti possono circolare liberamente, a condizione di non rompere i coglioni; e quando si oltrepassa il limite in cui si rompe i coglioni a tutto un sistema (vale a dire la legalità), si diventa immediatamente black bloc e ci pensano i questori di precetto e i GIP di ordinanza.

Suggeriamo anzi al regista Sollima, fra un romanzo criminale e le eroiche gesta del VII Celere (che meravigliosa storia di uomini!), di dedicarsi, per il prossimo filmino, a quei poveri "188 agenti" rimasti così gravemente feriti, così menomati, così impediti nelle loro funzioni psicofisiche, durate la "battaglia di Chiomonte" del 3 luglio 2011. Direi che, per Sollima, l'Oscar si sta avvicinando a gran passi. Concludo, e mi sia perdonato e capito, rifiutandomi stavolta di esprimere qualsiasi forma di solidarietà a parole nei confronti di chi è stato arrestato oggi (e/o di chi sarà arrestato nei prossimi giorni). La solidarietà a parole ha fatto il suo tempo. Ora è tempo di agire, e di agire e basta, per farla davvero vedere 'sta solidarietà del cazzo. Non sarà düra, sarà dürissima. Di quelle da farsi suonare il campanello all'alba.