A questo punto, per chiudere ci vuole una canzoncina. Fatta direttamente dalle streghe, in questo caso incarnatesi in un un gruppo musicale finlandese, i Tarujen Saari (vuol dire "isola dei misteri"). La prosperosa capostrega, assieme alle sue lascive sorelle a altri tizi vestiti di roba simil-runica comprata all'Ikea, interpretano Kaksitoista noitaa ("Le dodici streghe") in un video costato, a loro dire, 100 euri. Con sentita dedica, però non mi chiedete che cazzo vuol dire quello che cantano (a parte maailmassa che vuol dire "nel mondo"; "mondo", in finlandese, si dice "mela di terra", come pomme de terre. Insomma, per i finlandesi il mondo è una patata).
martedì 3 gennaio 2012
Streghe e vie
Il vicolo delle Streghe si trova a Bientina, in provincia di Pisa. A dire il vero, sto ancora chiedendomi che ci facessero le streghe, a Bientina; certo, a giudicare dalla strada loro riservata, dovevano stare piuttosto...pigiate, dato che è un vicoletto lungo sí e no quaranta metri e con due soli portoni di case. Può darsi semplicemente che ci abitassero, in un'epoca imprecisata, due vecchiacce tipo quelle che, a Chiessi, "difendevano" la fontana della piazza. Oppure no, c'erano per davvero le streghe con tanto di scope, cappellacci, pozioni e filtri magici. Chi lo sa. Mi è presa la curiosità se alle streghe, in Italia, siano state "dedicate" altre vie o piazze; mi sarei ad esempio aspettato che ce ne fosse stata una nella città più "streghesca" d'Italia, Benevento. Invece a Benevento devono aver deciso che il liquore era abbastanza, a parte una "Locanda delle streghe" che propone cucina tipica. Ma di vie manco l'ombra. Un'altra "via delle Streghe" si trova invece a Pordenone, altra città che non avrei associato loro nemmeno per sogno (a dire il vero, di Pordenone so soltanto che c'è, o c'era, lo stabilimento di elettrodomestici Zanussi; quindi, magari, ignoro del tutto la famosa storia delle streghe di Pordenone cui è intitolata la via). Una "via delle Streghe" c'è anche a Perugia, e qui va già un po' meglio; Perugia, ce la vedo abbastanza bene come città stregata. Immagino anche, se il celebre delitto di Meredith fosse avvenuto in via delle Streghe invece che in un'apparentemente rassicurante e rilassante "via della Pergola", questo avrebbe aggiunto parecchio pathos alle trasmissioni di Bruno Vespa. "Via delle Streghe" è chiamata anche una sorta di sentiero escursionistico, o di bicicletta da montagna (visto con quanta naturalezza si può evitare di dire trekking e mountain bike?) in Liguria, presso Molini di Triora in provincia di Imperia; poiché corre in mezzo a un bosco e su un monte, la denominazione streghesca può avere a che fare con qualche oscura leggenda locale. O, forse, è la geniale idea di qualche membro della Pro Loco. Però per trovare, finalmente, una "via delle Streghe" dedicata a streghe vere, DOC, inconfutabili, bisogna tornare in Toscana e sempre in provincia di Pisa. E dove, se non nell'etrusca e misteriosa Volterra? Cliccando sul link, si apprendono notizie inquietanti quanto interessanti. Ad esempio, sembra che addirittura la prima strega documentata, Aradia, fosse volterrana. Sarebbe stata nientepopodimeno che figlia della dea Diana, mandata sulla terra per insegnare la stregoneria agli uomini provati dalla fame e dalla schiavitù. Di Aradia è riportata persino la data di nascita: ovviamente non poteva nascere, che so io, un banale 27 ottobre del 1245 o un 18 luglio 1324. No: era nata il 13 agosto 1313. Agosto non conta, il mese poteva essere uno qualsiasi perché non poteva certo nascere il 13/13/1313; o magari, se era una strega, il tredicesimo mese poteva pure inventarselo, eh. Aradia fu (toh!) condannata a morte dalla chiesa; come dire, fin dall'inizio la santa, romana, cattolica & apostolica fece capire l'andazzo. Solo che, il giorno dell'esecuzione, la cella di Aradia fu trovata vuota. Tiè. Piglia e porta a casa. Dal giorno d'oggi, che per l'appunto è un 13 (nevoso dell'anno CCXX), divengo un fan sfegatato di Aradia e ne suggerisco il culto. Ma il borgo di Volterra era luogo di raccolta di un'altra terribile congrega di streghe: le streghe di Mandringa (mi raccomando la "r"), dal nome di un masso situato presso uno dei luoghi più affascinanti e terribili di Volterra, le Balze. Là svolgevano le loro malefiche riunioni; addirittura le Balze stesse sarebbero di origine demoniaca (e chiunque le abbia viste e vi si sia sporto anche per un attimo, non può che essere d'accordo). Infine, e qui mi sembra d'essere a casa, c'è la strega Elena di Travale. Con Travale ho un curioso legame, che un giorno mi ci ha portato assieme alla Daniela (nota strega piacentina) per partecipare alla festa della Guaita, o roba del genere, con un'ottima cena e, soprattutto, la pubblica lettura in piazza di una cosa mezza linguistica che avevo scritto tempo addietro. Scoprire che a Travale, oltre alle Testimonianze del 1058 e alla Guaita che guaita male e che non mangiò che mezo pane, c'è pure una storica strega, mi fa venir voglia di tornarci all'istante. Elena di Travale era però una che te la raccomando; la chiamavano la "strega dei rondinini" perché, per i suoi sortilegi, utilizzava la polvere ricavata dai resti delle rondini che faceva prima bollire in pentola. Insomma, non propriamente una strega animalista. Immagino poi anche che, a Travale, la primavera tardasse un po' a arrivare. Naturalmente fu accusata d'ogni cosa dal tribunale ecclesiastico di Volterra; accadde il 12 giugno 1423. Però Elena se la cavò con una pena relativamente mite: fu messa alla gogna, multata di 50 fiorini (che erano comunque una bella sommetta) e espulsa dal territorio diocesano di Volterra. Ma la cosa si spiega abbastanza bene: il vescovo di Volterra, Francesco Soderini, aveva un segretario, tale Eugenio Torralba, che era a sua volta uno stregone. Ci vedrei bene anche un paio di nottatine orgiastiche tra la bella Elena, il segretario stregone e l'alto prelato.
A questo punto, per chiudere ci vuole una canzoncina. Fatta direttamente dalle streghe, in questo caso incarnatesi in un un gruppo musicale finlandese, i Tarujen Saari (vuol dire "isola dei misteri"). La prosperosa capostrega, assieme alle sue lascive sorelle a altri tizi vestiti di roba simil-runica comprata all'Ikea, interpretano Kaksitoista noitaa ("Le dodici streghe") in un video costato, a loro dire, 100 euri. Con sentita dedica, però non mi chiedete che cazzo vuol dire quello che cantano (a parte maailmassa che vuol dire "nel mondo"; "mondo", in finlandese, si dice "mela di terra", come pomme de terre. Insomma, per i finlandesi il mondo è una patata).
A questo punto, per chiudere ci vuole una canzoncina. Fatta direttamente dalle streghe, in questo caso incarnatesi in un un gruppo musicale finlandese, i Tarujen Saari (vuol dire "isola dei misteri"). La prosperosa capostrega, assieme alle sue lascive sorelle a altri tizi vestiti di roba simil-runica comprata all'Ikea, interpretano Kaksitoista noitaa ("Le dodici streghe") in un video costato, a loro dire, 100 euri. Con sentita dedica, però non mi chiedete che cazzo vuol dire quello che cantano (a parte maailmassa che vuol dire "nel mondo"; "mondo", in finlandese, si dice "mela di terra", come pomme de terre. Insomma, per i finlandesi il mondo è una patata).