martedì 8 gennaio 2008

Il cane


Nella mia vita ho imparato, più o meno bene, diverse lingue, e abbastanza spesso mi tocca sottopormi a quella specie di maledizione che è la classica domanda: ma quante ne parli? Mi sono trovato sempre a malpartito nel rispondere, e l'ho sempre fatto con estremo fastidio. Prima di tutto perché potrei rispondere anche "trentacinque" senza che nessuno o quasi possa controllare; poi perché, in realtà, col tempo mi sono accorto che il "parlare le lingue" conta solo relativamente. Conterebbe il capirsi. Ma è una cosa differente, molto differente, il capirsi. Tanto è vero che non ci si capisce quasi mai neppure tra persone che parlano la stessa lingua.

Sul capirsi tra persone che parlano lingue differenti, tra le altre cose, mi è capitato di sentire storie e storielle di ogni genere. Alcune sono balle o leggende metropolitane, come quella dei romagnoli che si capirebbero alla perfezione coi rumeni; altre, invece, sono senz'altro vere. Sono vere le storie di due o più persone che la vita ha messo insieme per milioni di motivi differenti, e tra le quali si instaura una comprensione che va al di là della parola. Parola che, poi, c'è; ma che passa in secondo piano rispetto a certi gesti, a certi sguardi, e soprattutto rispetto a qualcosa di vissuto in comune, ad un'esperienza, ad un sentire le medesime cose. Un evento, questo, che può accadere benissimo anche con un perfetto sconosciuto, in un dato momento, in un determinato connubio di circostanze.

Il contadino o pescatore greco in cui ci si imbatte in un posto dall'acqua gelida; il capomastro portoghese con il quale si lavora alla ristrutturazione di una casa; credo che a ognuno di noi sia avvenuta, almeno una volta nella vita, una cosa di questo genere. Stare a parlare, e magari anche a lungo, con qualcuno che, formalmente, parla una lingua diversa (e a volte lontanissima) dalla tua. Per capirsi davvero è più importante l'inflessione della voce, il variare del movimento degli occhi, una pausa a un dato momento del discorso, l'avvertire qualcosa che si ripete; tutta una serie di cose che gli "addetti ai lavori" attribuiscono generalmente al cosiddetto "metalinguaggio", e che invece è la vera essenza del linguaggio. La vera scintilla, il big bang. Tutto il resto è venuto dopo. Le parole sono cambiate milioni di volte nella storia dell'uomo. Sono nate, vissute e morte. Nella nostra stessa lingua ci sono migliaia e migliaia di parole che non conosciamo.

I meccanismi della comprensione reciproca non possono essere riconducibili a niente, se non alla vita che, in dati momenti, attiva la comprensione. E in quei momenti non c'è "lingua" che tenga, io posso parlare la mia e l'altro la sua senza nessun problema di sorta. L'unica cosa che contesto è che si tratti di qualcosa di strano; in realtà è una cosa più che comune. Avviene anche fra me e te che parliamo la stessa lingua, dato che normalmente non ci capiamo affatto pur usando –più o meno- le stesse "parole" il cui senso e significato è stato solo apparentemente consolidato da tutta una serie di convenzioni. Che "cane" indichi quell'animale con quattro zampe e che fa "bau" è una convenzione d'uso, ma non sappiamo cosa per me davvero significhi quell'animale, e che cosa significhi per te. Ce lo dobbiamo, volendo, spiegare e raccontare. Viceversa, se io dico "cane" e tu mi dici "perro, dog, Hund, kutya, cachorro, skylí, câine, chien, sobaka, sag, ki" ci possiamo capire benissimo se qualcosa che non si può dire ci ha fatto sentire le stesse cose, o cose molto simili, rispetto a quell'animale e alle cose che ci ha innestato dentro attraverso tutta la nostra vita.

E così può essere benissimo che il pescatore greco o il capomastro portoghese ti raccontino tutta la loro vita, e che tu la capisca benissimo. Addirittura anche se, in fondo, le "sue stesse cose" non le hai passate affatto! Hai passato, però, la soglia. Sei entrato nella volontà di ascoltare e di capire; e quei suoni, che dovrebbero essere un borborigmo senza senso, diventano invece chiarissimi. Così, tra le altre cose, si imparano davvero le lingue, senza nessun libro, senza nessuna "grammatica", senza nessun corso. E così si potrebbe fare a meno tranquillamente degli "interpreti", anche di quelli a "alto livello".

Ci si potrebbe anche inventare una lingua, tutta nostra, personale, e mettersi a parlarla tranquillamente con la certezza che, chi la volesse capire, la capirebbe alla perfezione. Provatevi a leggere le Fànfole di Fosco Maraini, se non ci credete.

Oppure facciamo così: visto che il sottoscritto, e da tanti anni, di lingue se n'è fabbricata una sua per davvero, ve ne scrivo qualche riga. Poi, se volete, mi dite non tanto cosa ho scritto ma quel che ci avete voluto capire; e se lo avete voluto capire, vuol dire che avete voluto capire, in qualche modo, me.

Nedalikăm, kerentāi, syeterpăm to gŭm-ilv in to kahrōgas syecikăm ton. Terhve tălinnyăm vin dān ya in eno launo ya'n eno nyāuto syesă skaudāi milăn in mān gvī. Depohăm la nyife. Lescīg, lescīg syevahrunăm to cēvmausonăn portaugīz ya to pasketārăn helīn, haunaisader in to partādl nă Olmōtī veya in mān partādlāi ap Elbailv. Ŏmcabestāi! Nām sī to drūm sparnăin avirhetrig la. Avirhetrig ya ān sapainto.

13 commenti:

lucharoja ha detto...

recita testualmente: "sono un merdaiolo, ora la pianto e torno a scrivere su quella cazzo di lista, chè sto morendo dalla voglia. poi la gente mi vuol bene e l'ultima cosa che dovrei mantenere è il proclama delirante.... di un merdaiolo!!!" ;-)

BlackBlog francosenia ha detto...

L'olmoti alle'elba!!???
sì, però lo vai a prendere tu quando arriva allo "sbarcadero"! ;-)

salud

Riccardo Venturi ha detto...

Ma guarda chi si rivede! La donna de' tappi! Sì, perché se io sono l'omo de' tappi, ho una sorellina perfetta che -a suo tempo, se ben mi ricordo- di tappi ne ha fatti saltare diversi...e glu glu glu, e fatihate di pe' rìde', poi, a portàlla su pélle scale di hasa :-))) Ci si vede stasera, merdajuola !

Riccardo Venturi ha detto...

Più che una promessa è un impegno solenne. Se l'Olmoti viene all'Elba lo aspetto allo "sbarcadero" fin dalla sera prima. Ci passo la notte. Me la portate una bottiglia di tequila verso le 3 di mattina, però...? Grazie eh!

Anonimo ha detto...

questa non te la faccio passare: l'olmoti lo aspetteresti dalla sera prima, mentre il Fontanelli, Red e Alle ... ciccia!
Forse ha davvero ragione la bimba con il suo definirti "merdaiolo"

Riccardo Venturi ha detto...

Che devo fare allora per non essere più "merdaiolo"? Passare tutta una eventuale piola elbana a aspettare gente allo sbarcadero? :-)
Oppure non andare a aspettare neppure l'Olmoti per "par condicio"? :-)
Tanto, da qualsiasi parte la si rigiri sono merdaiolo; e allora tanto vale merdaiolare in aeternum!

BlackBlog francosenia ha detto...

Ah ecco!
Per quello, l'hai fatto.
Per farci passare tutta la piola elbana allo sbarcadero!!
Bastava che tu rispondessi che andavi a prenderli tutti allo sbarcadero, senza doverli aspettare tutta la notte; che non ce n'è bisogno. E non ce n'era bisogno. C'era bisogno d'altro.

salud

Lello Vitello ha detto...

"Ŏmcabestāi" è sicuramente un bestemmionie peso! :-)

Riccardo Venturi ha detto...

O Senia, che c'era bisogno d'altro...credo di averlo definitivamente capito. Alla prossima piola elbana, che dirvi, studiate per me un'adeguata penitenza :-)

Riccardo Venturi ha detto...

No, no, Lello...che tu ci creda o meno, è un verbo riflessivo. Al modo infinito presente :-)

BlackBlog francosenia ha detto...

Penitenze!!!?
Allora mi sa che non ci siamo capiti per niente.
A me bastava leggere che avevi scritto una cazzata peggiore, per rimediare alla cazzatta fatta.
Anche se lo scrivevi in kelartico, e anche solo limitatamente a certi ambiti.

salud

Riccardo Venturi ha detto...

E' vero, ho scritto una cazzata peggiore, lo so. Ma stavolta, credimi, proprio "peccai senza malizia", era solo perché avrei voglia di rivedere tutti quanti, e senza più nessuna di quelle pastoie che tu sai bene. Né pastoie, e né condizionamenti. Spero che non ce ne saranno mai più, sinceramente. Così non ci sarà più da porsi neppure il problema degli sbarcaderi...si sbarca e ci si imbarca tutti assieme.

Anonimo ha detto...

leggo il blog di fulvio e di laura G., oltre ad altri pralina compresa...
concordo quanto alla metacomprensione, è quel che mi capita quando la suocera croata parla croato con me, italiano con sua sorella, e la sorella le risponde in inglese..un pollaio incredibile...odio i babbi natali arrampicanti e LADRI perchè di questo si tratta, consumismo e basta..Quest'anno son state pese anche per me le feste dicembrine, ma come sempre capita..tutto passa!
mi dverte leggerti, come si fa a linkarti?
titti.