domenica 15 novembre 2009

A Pontassieve grandina


A Leningrado nevica, a Pontassieve grandina; così David Riondino in una sua famosa e dissacrante parodia di Franco Battiato.

Ma il 15 novembre, in una strana domenica pomeriggio grigia e calda al tempo stesso, a Pontassieve grandinavano soltanto la rabbia e la voglia di non arrendersi mai. Il Mannu è di Pontassieve. A Pontassieve è stato tirato giù dal letto dalla Polizia, come il peggiore dei delinquenti, mentre dormiva con la sua ragazza. Ora è dentro una cella di una galera, accusato di essere un terrorista perché - dicono- ha messo un fuoco pirotecnico liberamente in commercio (così recitano gli atti) alle sei di mattina di un 1° maggio all'ingresso dell'Agenzia delle Entrate. In un paese dove ancora ben altri fuochi pirotecnici, e per nulla liberamente in commercio, piazzati nelle banche, sui treni, nelle piazze e nelle stazioni, hanno fatto centinaia di morti senza nessun colpevole.


Una manifestazione organizzata da altri ragazzi di Pontassieve, le Voci dalla Macchia. Quasi col tam tam della foresta. Si pensava, sabato sera al CPA, di essere in trenta o cinquanta, bene che andasse; eravamo in più di cinquecento. Una domenica pomeriggio in un paese di diecimila abitanti, che forse non aveva mai visto una cosa del genere. C'era chi, all'avvio della manifestazione, scherzava macabramente dicendo che quella poteva essere la Bloody Sunday di Pontassieve; ma non è scorsa, fortunatamente, nemmeno una goccia di sangue. E' scorsa, invece, una marea di gente sull'antico ponte della cittadina. Con la gente alle finestre e i ragazzi a dare volantini perché si potesse capire che cosa era accaduto e, soprattutto, che cosa sta accadendo quotidianamente.

Si chiama repressione. Della repressione non ti accorgi finché non ti piomba addosso, una mattina presto. C'è una canzone di José Afonso che forse la descrive meglio di ogni altra cosa. Si chiama Era de noite e levaram. Ecco cosa è successo a Francesco Mannucci, detto Mannu, un ragazzo di 25 anni:



Era di notte e portarono via
era di notte e portarono via
chi dormiva in questo letto
in questo letto, in questo letto.

Gli imbavagliarono la bocca
gli imbavagliarono la bocca
con panni di fredda seta
di fredda seta, di fredda seta.

Era di notte e rubarono
Era di notte e rubarono
quel che c'era in questa casa
che c'era in casa, che c'era in casa.

Restaron solo corvi neri
Restaron solo corvi neri
dentro nella casa vuota
la casa vuota, la casa vuota.

Rosa bianca, rosa fredda
Rosa bianca, rosa fredda
nella bocca del mattino presto
mattino presto, mattino presto.

Un giorno dovrò piantarti
un giorno dovrò piantarti
nel mio petto, bruciata
nel mattino presto, mattino presto.

Senza cambiare una virgola. Nella dittatura fascista portoghese che più volte si portò via José Afonso, e nella democrazia italiana per la quale un ragazzo che mette un petardo davanti all'Ufficio Imposte (e torniamo a chiamarlo come si deve chiamare!) è un terrorista, con tanto di ubbidientissimi pennivendoli che lo martellano nelle coscienze a perdere della gente.

La gente alle finestre, in questa domenica pomeriggio. Mentre il corteo sfila per una piazza intitolata a Quindici martiri che, no, alle finestre non ci stettero affatto. In una cittadina che, come tutte in questa regione cosiddetta "rossa", continua a commemorare ogni anno resistenze e venticinquiaprili privi oramai di ogni senso, e senza accorgersi che la Resistenza bisogna farla ora. Il venticinque aprile non è una ricorrenza!, suona uno degli slogan più diffusi. Questo era un paese dove, un tempo, il sindaco democristiano di Pisa, un galantuomo che non aveva perso il senso della dignità, faceva abbrunare le bandiere ed era presente, in testa, ai funerali dell'anarchico Franco Serantini ammazzato impunemente dalla polizia. Oggi il sindaco "di sinistra" di Pontassieve non spende nemmeno una parola per un suo giovane concittadino prelevato con accuse ridicole.

Un ragazzo, con un bell'accento meridionale, cerca ad un certo punto di farli scendere dalle case, i pontassievesi, i concittadini del Mannu. Di un ragazzo che hanno portato via e rinchiuso a marcire in una galera. La ragazza di Francesco non se ne sta certo a piangere; è lì a volantinare, a parlare, a entrare nei negozi aperti per spiegare. La stessa cosa che fa sua madre, senza tremare, con voce ferma e calma, ad un altoparlante.

Dall'angolo di un palazzo sembra stare ad ascoltarla, forse solo apparentemente immobile e di pietra, persino Giuseppe Garibaldi:


E chissà se persino lui non sarebbe volentieri sceso in piazza per il Mannu, invece d'essere là a starsene a incancrenire nel tempo addosso a un palazzo che ospita una Sezione distaccata del Tribunale.

Sì, proprio così. A Pontassieve grandina. E continuerà a grandinare, dovunque sia necessario. La grandine manda in malora i raccolti, e c'è da far marcire, per sempre, le velenose semine del fascismo, della repressione poliziesca, dell'asservimento, dell'omologazione a oggetti da centro commerciale. Una grandine di mobilitazione e di solidarietà. Ultimamente questa parola gode di un destino curioso. Da una parte è letteralmente sconciata a base di vuota e comoda carità più o meno "cristiana", che perlopiù serve a tacitare coscienze sporche mediante offertine per i sinistrati di turno. Dall'altra viene derisa a base di snobismi più o meno arzigogolati. Quando c'è da esercitarla sul serio, ad esempio per un compagno sbattuto in galera ingiustamente, gli snob arzigogolatori la domenica se la passano bel belli al cinema o alla tivvù. Per tutti costoro i vaffanculo non saranno mai troppi.

Al prossimo corteo, ci deve essere anche il Mannu.

Corteo, o iniziativa, o lotta, o qualsiasi cosa sia necessaria. Deve uscire da quella maledetta cella, e assieme a lui gli altri compagni arrestati a Pistoia, a Livorno, ovunque.

Ci dev'essere a vedere come ci siamo anche divertiti, perché senza allegria non c'è lotta, e senza lotta non ci sarà mai allegria. Lo pensavamo quando vedevamo chiudere qualche finestra impaurita, coscienti di aver crudelmente strappato diverse persone a Domenica In, o Domenica in Famiglia, o Domenica Sport, o Domenica delle Salme. Come un imbecille che dalla sua finestrella ci gridava di andare a lavorare. A gente che in massima parte si fa il culo dalla mattina alla sera. Divertiti a andare in giro con roba del genere:


Divertiti anche, verso la fine del corteo, a pigliare per il culo un paio di pettoruti vigili urbani che "guidavano il percorso", facendo un bello scarto di lato in massa ("via!") e entrando dentro un centro commerciale quasi funereo, berciando a squarciagola Mannu libero! E quelli lì a rigirarsi come du' poeri bischeri, in mezzo alla strada, lasciati soli con le divise piene di peneri, i fischietti e i berrettoni che troverebbero miglior uso come padelle; e non mi riferisco a quelle per friggere.

Ecco, anche una cosa del genere, al pari dei volantini, degli slogan, degli appelli e di tutto il resto, è solidarietà. È grandine di libertà.