martedì 30 novembre 2010

Possibili alternative


Si poteva, che so io, suicidare Daniela Santanché; splòch, un volo dal merdesimo piano, e via; e invece no. Il domani ci vedrà ancora con la signora Garnero.

Oppure si poteva suicidare Franco Califano, che avrebbe così fatto a meno anche della legge Bacchelli; nulla da fare. Ce lo dovremo sorbire per chissà quanto tempo ancora, e magari un giorno si parlerà di legge Califano.

Magari si poteva suicidare uno di quei calciatori tutti bibbie, dii, segnidellacroce e castità prematrimoniale; e invece sono morti, e male, George Best, Garrincha e Gigi Meroni. Ma figuriamoci.

Si poteva suicidare quell'anonimo lettore della Nazione che, giorni fa, ha spedito una letterina al suo giornale preferito inveendo contro chi si lamenta dei tagli alla cultura: "ci sono i vecchi che muoiono di fame; la cultura è inutile!", tuonava. Ma forse, in un caso del genere, si tratta di uno nato già suicidato.

Si poteva suicidare in massa tutta la casa del Grande Fratello; si poteva suicidare Emilio Fede avvolgendosi come un boa con la propria lingua; si potevano suicidare i registi italiani di ora, ingerendo quantità mortali di intimismo invece di farle inghiottire al pubblico; e tanto che c'era, si poteva suicidare pure Fabio Fazio coi suoi elenchi. Tipo quello di stasera, dove tra "le cose che abbiamo tutti" c'era la 500 del commissario Calabresi ma non la scarpa di Giuseppe Pinelli; oppure la bicicletta di Marco Biagi ma non gli occhi di Giorgiana Masi o il nastro adesivo di Carlo Giuliani.

Invece s'è suicidato Mario Monicelli.

Per il resto lascio le parole a Red. Io non ho più voglia di dire niente. Una giornata che era cominciata ridendo; non finisce allo stesso modo. No, proprio per nulla.


lunedì 29 novembre 2010

'Ονειράτων κράτος!


La forza dei sogni è inimmaginabile. Ci sono delle volte in cui i sogni, mescolando tutti gli impulsi della vita reale, li restituiscono in una forma che sarà difficile dimenticare, che entrerà nella memoria lunga, che sarà qualcosa che ti accompagnerà per tutta la vita.

Gli impulsi di ieri, ad esempio? Vicende di siti planetari che rivelano le falle della diplomazia, con tanto di cronaca diretta; il libro di fantascienza che mi sto divorando (la saga di Tschai di Jack Vance); e un bel sacchettone di frutta secca che mi ero comprato giorni fa all'Esselunga. Adoro la frutta secca, di qualsiasi tipo!

E così, la notte scorsa ho sognato di essere un mercante interplanetario di frutta secca, a giro fra le galassie e i pianeti più impensabili con un'astronave sulla quale campeggiava il nome della ditta: Fikiseaks inc.

Mi sono svegliato raccontandolo subito, e cominciando la giornata con delle risate clamorose. La forza dei sogni; è, anche se qualcuno sembra essersene scordato, forza di vita.

domenica 28 novembre 2010

Chiese e fascismi (Appendice)


Quando si ripubblica, magari con qualche lieve aggiustamento e/o aggiornamento, un proprio testo scritto anni prima, scatta sovente e in molti l'artificio retorico della rilettura: "Rileggendo dopo cinque anni...mi sono accorto che...l'attualità...i difetti intrinseci...la mia intenzione originale...", e pititì, e patatà. Nulla di tutto questo: rileggendo quel che ho chiamato un breve saggio sulle Chiese e i fascismi, non mi sono accorto di nulla. I difetti intrinseci, anzi il Difetto tout court, è che il breve saggio, ora come allora, mi sembra piuttosto un tema scolastico. I dati e gli episodi che vi sono contenuti possono ora essere, almeno in grandissima parte, desunti da Wikipedia; non brilla per la sua scrittura, in alcune parti è francamente noioso ed è in realtà più una serie di appunti che un saggio. Un Bignamino sull'argomento.

Ciononostante, forse a qualcuno potrà aver fatto piacere sciropparsi anche il Bignamino; perlomeno questa è l'eterna illusione del blogger. Anche perché ritengo che certe cose debbano essere sempre tenute presenti. Poi, e lo ripeto, tutto quel che ho scritto è pienamente criticabile; ma, forse, un piccolo contributo ad una migliore conoscenza di certi eventi può darlo. Quel che avevo in mente allora, e che ho tutt'oggi, è che un'opposizione "di pancia" non porterà mai a nulla. Urlare "chiesa oscurantista!" senza avere almeno una minima idea in che cosa sia consistito nel XX secolo l'oscurantismo della chiesa (e delle chiese in generale) può portare a degli equivoci e, soprattutto, a delle confusioni. L'intento era quello di fugare alcune di queste confusioni, o di provare a farlo. Poi, certo, a qualcuno piacerà anche di averle, tali confusioni; ad esempio dichiararsi di "sinistra" e considerare Ratzinger un "rivoluzionario" perché qualche giorno fa ha sparato qualche strombazzatissima scemenza sull'uso dei preservativi. Nel frattempo, negli ultimi anni, proprio nelle aree più povere (specialmente in Africa) dove l'influenza della chiesa è più forte, sono morte di AIDS centinaia di migliaia di persone. Come "rivoluzione" non c'è male.

In un certo senso, tutto quel che è scritto in questo breve saggio (o tema scolastico, o Bignamino) è stato riassunto, con maggiore efficacia, in un indimenticabile spot di donzauker.it: lo conoscono tutti, è stato riprodotto in tutta la bloggherìa planetaria, ma riverderlo (e riascoltarlo) non farà male:


Ecco, tutto quel che avete (forse) letto finora, con squisito affetto nei confronti di questo bloggaccio (sempre forse) può essere considerato come un commento un po' più lungo (e spesso un po' più serioso) a questo spot. RV, 28 novembre 2010.

Chiese e fascismi (10a parte)


Chiese e fascismi
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi

10a e ultima parte
(it.politica, 11 aprile 2005)

Sempre nel "dopoguerra" (dopoguerra si fa per dire…), mi preme segnalare un episodio piuttosto curioso nella sua tragicità; ma, per onestà, devo dire che i dati che ho reperito devono essere ancora verificati appieno. Riporto quindi le cose così come mi sono pervenute, senza alcun commento: in Viet-Nam, negli anni '50, con l'appoggio dei cattolici americani e del Vaticano (che chiamava le truppe americane truppe di Cristo, come fossero quelle di una crociata), vennesostenuto -come è noto- un colpo di stato nel sud del paese, e portato al potere un certo Ngô Đình Diệm, fanatico cattolico.



Ngô Đình Diệm (1901-1963)

Costui fece in modo che gli aiuti americani al popolo vietnamita giungessero solo ai cattolici; di fatto, le altre religioni non cattoliche (e i buddhisti erano la maggioranza) vennero abolite e ogni dissidente rischiava il campo di concentramento. Si calcola che vi furono rinchiuse circa 500.000 persone; 275.000 furono torturate e 80.000 uccise.


Athanase Seromba durante il primo processo.

In Ruanda, piccolo stato africano, nel 1994 furono uccise quasi un milione di persone nella guerra civile fra gli Hutu e i Tutsi. Molte prove e testimonianze accusarono la Chiesa per non essersi opposta al genocidio, e di aver anzi favorito gli assassini. Uno dei casi più eclatanti degli ultimi tempi riguarda le accuse mosse contro il sacerdote cattolico Athanase Seromba, accusato di aver svolto un ruolo centrale nella pianificazione ed esecuzione del massacro di oltre 2000 Tutsi nella sua chiesa situata nel Ruanda occidentale. Le prove contro la Chiesa Cattolica sono state messe agli atti nonostante i tentativi di boicottaggio da parte ello stesso Seromba e di altri detenuti che non si sono presentati in tribunale. Nonostante nuovi tentativi di sabotaggio, che rischiano di rallentare ulteriormente i lavori, la Corte è sembrata questa volta decisa ad andare avanti.*

* Aggiornamento necessario. La Corte è infatti andata avanti: dopo che Seromba era stato "messo al sicuro" in una parrocchia italiana (quella di S.Martino a Montughi, nella diocesi di Firenze), è stato riconosciuto e la sua vicenda portata alla luce grazie ad un articolo del "Times" di Londra. Estradato, ha subito un primo processo nel 2006 con il quale è stato condannato a 15 anni di carcere. Ha pensato bene di ricorrere in appello, e mal gliene è incolto: durante il processo di secondo grado, è stata riconosciuta la sua partecipazione attiva al massacro e una assoluta mancanza di pentimento. Motivo per cui i 15 anni si sono tramutati in ergastolo.

Intanto la Chiesa Cattolica ha tenuto a precisare che l'eventuale coinvolgimento di esponenti cattolici nei processi di Arusha riguarderebbero situazioni esclusivamente individuali e in nessun modo associabili alle istituzioni della Chiesa. Le autorità ruandesi e alcune organizzazioni umanitarie avevano in passato già accusato la chiesa cattolica di aver incitato e contribuito attivamente all'uccisione di esponenti Tutsi e Hutu moderati. Nel 2001 un tribunale belga condannò due monache benedettine con l'accusa di aver fornito gasolio agli estremisti hutu che diedero poi fuoco ad un garage dentro cui si erano rifugiate 500 persone della stessa etnia.

Si è molto insistito, specialmente durante il pontificato di Karol Józef Wojtyła, sul cosiddetto "perdono" chiesto dalla chiesa cattolica alle vittime delle numerose e terribili malefatte che essa ha compiuto nel XX secolo; e non stiamo certo qui parlando delle crociate, ma di avvenimenti che, nei casi più recenti (come il Ruanda) risalgono a pochi anni fa. Certo, ci sono stati gesti clamorosi come quello delle "scuse agli ebrei" , scuse chieste dallo stesso papa che -come abbiamo visto- ha santificato l'antisemita fascista Escrivà de Balaguer; ma, per il resto? Per quanto ne so e sono stato capace di reperire, si sono avute solo tre dichiarazioni pubbliche provenienti da ambienti ecclesiastici: quella del vescovo cattolico di Banja Luka (Bosnia-Erzegovina), mons. K. Pihler, nel dicembre del 1963 (si noti che chiese scusa proprio per le malefatte di Sant'Alojzije Stepinac); quella della conferenza episcopale tedesca del novembre 1988 e quella dell'episcopato ungherese nel 1995. La formulazione di quest'ultima è però un autentico capolavoro di ipocrisia: "Chiediamo perdono per le debolezze dei nostri fedeli che, per paura o vigliaccheria, hanno permesso la deportazione e lo sterminio di massa dei loro compatrioti ebrei." (17) La "palla", insomma, viene passata alle "debolezze dei fedeli", e non alle alte gerarchie della chiesa cattolica; i "buoni pastori" scaricano le colpe sul gregge. Si tratta della stessa chiesa, è bene non scordarselo, del cardinale József Mindszenty (1892-1975), arcivescovo di Esztergom e primate d'Ungheria, che durante la dittatura di Horthy capeggiò la reazione clericale-monarchica e avallò di fatto il "terrore bianco" scatenato dall'ammiraglio. Perseguitato in seguito dal regime stalinista ungherese, divenne come è noto uno dei simboli della cosiddetta "chiesa del silenzio", un silenzio che però la chiesa cattolica aveva già osservato scrupolosamente in tutta Europa e in mezzo mondo in occasione di fatti terribili. E quando non era silenzio, era sostegno indefesso ai peggiori dittatori e torturatori.

Quando scrissi la forma originale (qui a volte modificata e aggiornata) di questo piccolo saggio, abitavo in Svizzera; mi piacque quindi terminarlo con "qualche cosa" che è avvenuto anche in questo pacifico e democratico paese, dove pur sempre il Partito Comunista è rimasto fuori legge fino a non moltissimi anni fa, e dove la cristianità, sia nella sua forma cattolica che in quella protestante, è tradizionalmente assai forte.

Nel periodo tra le due guerre, un certo numero di pastori luterani furono attivi soprattutto a Zurigo, a Sciaffusa e a San Gallo in dei movimenti filotedeschi che, in alcuni casi, non è errato definire nazionalsocialisti. Un certo numero di loro colleghi dei cantoni di Neuchâtel e di Vaud militarono "anema e core" nell' Ordre National di Maurras (movimento di cui faceva parte anche il Robert Brasillach nominato nella Prima parte ) oppure nella cosiddetta Ligue Vaudoise (Lega Vodese), portabandiera esplicita di "un pensiero politico antidemocratico, ostile ai diritti dell'uomo, xenofobo e antisemita". (18)

Il Canton Vaud vide anche due importanti processi politici che coinvolsero dei pastori protestanti. Il primè fu quello contro Charles Clot, pastore di Morrens, membro della "Lega Vodese" (c'è sempre una lega di mezzo…) e dichiarato simpatizzante nazista, accusato di indottrinare il suo gregge in vista di un possibile arruolamento volontario nelle fila della Wehrmacht. Clot, sostenuto e difeso a spada tratta dalla Chiesa Nazionale, verrà assolto nel novembre 1943, ma dovrà lasciare il suo posto, sconfessato da una petizione firmata da una cospicua parte dei suoi parrocchiani, nella quale si legge: "La giustizia si è dimostrata blanda perché si trattava di un prete." Il secondo processo si svolse nel giugno del 1947, dato che l'accusato, al momento dei fatti, aveva pensato bene di svignarsela in Germania. Si trattava del pastore Philippe Lugrin, anch'egli membro della "Lega Vodese", ed in seguito del "Fronte Nazionale" (un nome che ritorna…) e nell'"Unione Nazionale". Curiosamente, la Chiesa Nazionale svizzera lo aveva sì radiato dai suoi ranghi, ma a causa…del divorzio da sua moglie. La stessa chiesa, però, non aveva mosso un dito quando il pastore si era ritrovato immerso fino al collo nel delitto di Payerne dell'aprile del 1942, quando un mercante di bestiame ebreo e simpatizzante socialista, Arthur Bloch, era stato massacrato da cinque membri di una cellula clandestina del "Mouvement National Suisse" (Movimento Nazionale Svizzero). Lugrin sembra essere stato il vero ispiratore e istigatore del delitto; per questo sarà condannato a vent'anni di carcere.

Ma crimini e misfatti non mancano neppure dalla parte cattolica, come ad esempio le messe solenni celebrate nel Canton Vallese (a Uvrier e Saint-Léonard) in occasione dei convegni di un movimento dal nome inequivocabile: "Fédération Fasciste Suisse" (giugno 1935 e maggio 1936), senza contare le precise connivenze dei Cristiano-Sociali (a quell'epoca sostenitori violenti del corporativismo di stampo mussoliniano) con i membri delle formazioni fasciste o filonaziste (in particolare a Ginevra e a Zurigo). Tra le circa venti associazioni e movimenti di estrema destra a carattere religioso e clericale che hanno visto la luce in Svizzera tra il 1945 e il 1995, è necessario segnalare la celebre "Fraternità San Pio X", fondata da Mons. Marcel François Lefebvre, e che sarà protagonista di un clamoroso scisma dalla chiesa cattolica proprio in nome dell'ultra-tradizionalismo più oscurantista e forcaiolo (presso il grande pubblico la cosa è "passata" soprattutto per il fatto della messa in latino, presa a simbolo del rifiuto totale del Concilio Vaticano II; ma sarebbe bene dare un'occhiata a cosa veramente propugnino i lefebvriani). In Svizzera, comunque, la "Fraternità San Pio X" è forte: attualmente conta circa 5000 fedeli, 39 "chiese" (considerate sconsacrate dalla chiesa cattolica ufficiale, che ha sospeso mons. Lefebvre a divinis), un seminario e tre scuole a Martigny, Salvan e Onex.

Recentemente, per diretto e fraterno interessamento di Josef Ratzinger, lo scisma lefebvriano è rientrato e i suoi sacerdoti sono rientrati a pieno titolo nella chiesa cattolica e apostolica romana. Mons. Lefebvre era stato scomunicato; alla sua morte (1991), comunque, la sua salma fu benedetta da un discreto numero di membri della gerarchia cattolica ufficiale, compreso il cardinale Silvio Oddi. Parecchi sostengono che la scomunica gli fu revocata "in articulo mortis". (Aggiornamento 2010)


1967: Padre Pio bacia l'anello di Mons. Lefebvre

In Svizzera ha attecchito bene anche l'Opus Dei, che conta circa 300 membri, istituti "culturali" a Zurigo, Ginevra, Friburgo e Losanna, e due case dello studente a Carouge e Ginevra; e scrivere queste cose mi fa quasi venir la voglia di precisare che, in questo bislacco paese, accanto a questi begli elementi in tonaca e crocifisso c'è pure stata una brigata di partigiani comunisti ticinesi che, fuorilegge nel proprio paese, andarono a combattere in varie zone della Lombardia accanto ai partigiani italiani.

NOTE alla 10 e ultima parte

17 Le Droit de vivre, Paris, janvier-mars 1996, p. 32.


18 Alain Clavien, Messieurs de la Ligue vaudoise si nous évoquions
votre histoire... in Le Nouveau Quotidien, 7 novembre 1996, p. 16.

(10 - fine; prevista Appendice)


venerdì 26 novembre 2010

I nemici in città



Sono entrati nella città i nemici,
i nemici le porte hanno sfondato
mentre noi ridevamo nei vicinati
il primo giorno

Sono entrati nella città i nemici,
i nemici hanno preso dei nostri fratelli
mentre noi guardavamo le ragazze
il giorno dopo

Sono entrati nella città i nemici,
i nemici ci hanno messo a ferro e fuoco
mentre noi gridavamo al buio
il terzo giorno

Nella città sono entrati i nemici,
i nemici tenevano spade in mano
e noi credevamo fossero talismani
il giorno dopo

Sono entrati nella città i nemici
distribuivano regali i nemici
e noi ridevamo come bambini
il quinto giorno

Nella città sono entrati i nemici,
i nemici si arrogavano il diritto
e noi gridavamo "evviva!" e "salve!"
e noi gridavamo "evviva!" e "salve!"
come ogni giorno.

Μπήκαν στην πόλη οι οχτροί
Yorgos Skourtis (testo)
Yannis Markopoulos (musica)
Nikos Xylouris (canto)
Traduzione italiana di Giuseppina Dilillo

giovedì 25 novembre 2010

Chiese e fascismi (9a parte)



Chiese e fascismi
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi

9a parte
(it.politica, 11 aprile 2005)

Dopo aver descritto le principali complicità tra le chiese ufficiali (in particolare quella cattolica) ed il fascismo nella maggioranza dei paesi europei fino al 1945, resta ancora qualche cosa da dire in ordine sparso.

Innanzitutto, non si creda che le connivenze o quantomeno i silenzi della chiesa e delle chiese con i regimi totalitari di tutto il mondo si siano fermati al 1945. Particolarmente in Sudamerica, le alte sfere vaticane e i nunzi apostolici hanno in diversi casi appoggiato i peggiori regimi militari instauratisi in quell'area. Non basta un mons. Romero, purtroppo, a far scordare l'appoggio dato dal Vaticano ai regimi di Pinochet in Cile e dei militari argentini che portarono a
decine di migliaia di desaparecidos e alla disastrosa guerra delle Falkland/Malvinas (1982). A tale riguardo, illuminante è la figura di Monsignor Pio Laghi. Per parlarne, sceglierò una mia vecchia cosa, intitolata Settembre, che scrissi -ironia della sorte- la mattina dell'11 settembre 2001, poche ore prima degli attacchi alle Twin Towers. Quella mattina era, vorrei ricordarlo, il 28° anniversario del golpe fascista di Pinochet in Cile.


Mons. Pio Laghi (1922-2009)

Settembre, di Riccardo Venturi
dal ng it.fan.musica.guccini
11 settembre 2001

S.E. Pio Laghi, cardinale di Santa Romana Chiesa Cattolica Apostolica e gran pezzo di merda, così come appare di profilo in una foto sul "Manifesto" di stamani, ha proprio una bella faccia di cazzo. Qualcuno forse si dirà: ma chi è questo signore? Che mai avrà fatto quel sant'uomo per giustificare simili epiteti in questo undici settembre che, a sempre meno persone, potrebbe ricordare generali cileni coi baffetti e gli occhialoni scuri, stadi nazionali trasformati in lager, presidenti con gli elmetti e il mitra, e poeti che stanno morendo in solitudine?

Pio Laghi è tuttora, sembra, un potente cardinale. È diventato cardinalis patronus dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, nominato in persona da Carlo Giuseppe Wojtyła, ed è una specie di "divo"; di conseguenza, in varie parti d'Italia è chiamato spesso a presiedere le più svariate processioni e feste popolari. Vuoi mettere portare la Madonna o Sant'Antonio a spasso per il paese, con alla testa nientepopodimeno che un cardinale? Vuoi mettere, specialmente in questi tempi di Chiesa trionfante e di papi massmediatici?

Ma sentite chi era, questo signore.

Il Cardinal Pio Laghi fu nunzio apostolico, ovvero ambasciatore, del Vaticano in Argentina dal 1974 al 1980. Proprio il periodo della giunta militare e del suo terrore, dei Desaparecidos, delle madri di Plaza De Mayo. Mentre il suo "principale" sciava di bianco vestito sulle montagne dolomitiche, lui giocava a tennis con il dittatore Emilio Eduardo Massera; nel frattempo sparivano nel nulla oltre trentamila persone.

Negli anni dei Desaparecidos, Pio Laghi riceveva le madri, le mogli, le sorelle, i familiari e gli amici disperati di quella gente, che andavano da lui in cerca di qualche consiglio o di aiuto. Ora benevolente e ora sprezzante, diceva regolarmente loro di non saperne nulla e di "confidare nella divina provvidenza". E, invece, eccome che sapeva. Cavolo se sapeva.

Come risulta da centinaia di testimonianze raccolte dalle Madri di Plaza de Mayo e contenute nella denuncia presentata dal 1997 all'allora ministro della giustizia italiano Flick, il cardinal Laghi si recava spesso nei campi di detenzione, nelle caserme segrete e nelle carceri per recare "conforto" ai detenuti reduci da torture inimmaginabili (scariche elettriche prolungate, violenze sessuali, pestaggi...); sembra però che il "conforto" fosse rivolto più che altro ai torturatori, dato che le informazioni che il prelato riceveva dalle famiglie degli scomparsi venivano cristianamente passate alla Polizia Federale Argentina, la quale le utilizzava devotamente per aumentare la razione di sevizie a chi già era "scomparso" oppure per fare nuovi arresti.

Da buon pastore, Pio Laghi faceva le sue brave omelie. Fu appunto in un'omelia pronunciata poco dopo il golpe militare che rovesciò Isabela Perón, che giustificò pubblicamente il regime che difendeva "Dio e la Patria in pericolo per l'invasione di idee che mettono a repentaglio i valori fondamentali" (ah, i valori fondamentali!). In quegli anni, va detto, furono uccisi anche molti sacerdoti, e si chiese alla nunziatura di intervenire; ma il cardinal Laghi si rifiutò. "Quei preti", diceva, "introducono gravi deviazioni ideologiche" (ah, la santa chiesa wojtyłiana!). Il top dei top fu raggiunto quando i militari si consultarono con le autorità ecclesiastiche riguardo alla morte decisa per i prigionieri, ovvero gettarli vivi in mare da aerei della Marina. Il Cardinale approvò, dicendo loro che era "una forma cristiana di morte".

Ora Sua Eminenza se ne va a giro per cittadine, paesi e villaggi d'Italia a portare in processione Cristo e i Santi. Ieri, come racconta sempre il "Manifesto", è arrivato a Magione, un paese umbro sul Trasimeno noto anche per un circuito automobilistico. E Laghi, in riva al lago, ha incocciato per sua disgrazia una traduttrice perugina che usciva da un centro commerciale. Traduttori, brutta razza; si chiama Fiamma Lolli.

La mia collega, per caso, leggendo un volantino attaccato nel centro commerciale, si è accorta che domenica 9 settembre, alla festa del Crocifisso di Magione (un evento che si svolge ogni 25 anni e che richiama migliaia di fedeli da tutta l'Umbria) sarebbe venuto a dir messa proprio la "star" Pio Laghi. Si è attaccata al telefono e ha chiamato movimenti, associazioni, partiti politici, l'Umbria Social Forum, Rifondazione Comunista, centri sociali. Lo scopo era quello di organizzare una manifestazione pacifica durante la Messa, una manifestazione artigianale. Fatta in casa. Si può. Lo possiamo fare tutti quanti, basta tenere gli occhi aperti.

Il bello è che Fiamma Lolli è riuscita, col suo telefono, a coinvolgere dalla propria parte anche la parrocchia di Magione, il sindaco e persino il Vescovo di Perugia. Don Giuliano, il parroco di Magione, saputo della cosa, ha compiuto un atto coraggioso: ha esposto in chiesa una camicia insanguinata. Voleva ricordare così un altro cardinale, monsignor Oscar Arnulfo Romero, ucciso nel 1980 all'altare da sicari della giunta militare fascista salvadoregna. Il sindaco, Bruno Ceppitelli, si è rifiutato di salire sul palco delle autorità. Il Vescovo di Perugia ha telefonato a Laghi informandolo che la sua presenza non era affatto gradita. Nulla da fare.

E così domenica, bardato a festa, il Cardinal Laghi ha sfilato in chiesa con tutta la processione, passando accanto alla croce cui era stata appesa dal Parroco la camicia insanguinata. Fuori dalla Chiesa, dietro un cordone di poliziotti e di carabinieri, parecchie decine di manifestanti guidati da Lolli la traduttrice che, in silenzio, sollevavano le foto dei Desaparecidos e distribuivano volantini.

Pio Laghi è morto l'11 gennaio 2009, a Roma. Curiosamente nel decimo anniversario della morte di Fabrizio de André. Vorrà, chissà, dire qualcosa?

(9 - continua)

lunedì 22 novembre 2010

Chiese e fascismi (8a parte)


Chiese e fascismi
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi

8a parte
(it.politica, 11 aprile 2005)

In questa carrellata storica dedicata alle chiese e ai fascismi mi sia permesso un piccolo excursus dedicato ad un altro ottimo servitore della chiesa cattolica giampaoloseconda, il cui nome ha peraltro già fatto capolino. Sto parlando, ovviamente, di Mons. Paul Marcinkus (americano, ma di chiarissima origine lituana) e del "suo" IOR.


Mons. Paul Casimir Marcinkus (1922-2006)

In questo caso, dunque: Chiese, fascismi, mafie, finanza...

L' "excursus" originale, come si può vedere cliccando sul link, riportava a questo punto integralmente un interessante, completo e ben documentato articolo di Andrea Cinquegrani; sull'avito "reader" da me sempre utilizzato per i newsgroups, il mitico Free Agent (cui sono rimasto fedele fino alla fine), i link non venivano visualizzati. Con l'opportunità offerta dai blog, invece, chi è interessato alla lettura di questo articolo altro non ha da fare che cliccare sul link. Una cosa che consiglio a chiunque voglia farsi un'idea precisa sull'Istituto delle Opere di Religione e sulla santa -anzi santissima- attività di mons. Marcinkus. Autentiche Opere di Religione.

(8 - continua)

venerdì 19 novembre 2010

Chiese e fascismi (7a parte)


Chiese e fascismi
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi

7a parte
(it.politica, 11 aprile 2005)

San Josep Maria Escrivà de Balaguer i Albàs (1902-1975)

Facciamo adesso un passo indietro e torniamo in Spagna. Tocca ovviamente parlare un po' più compiutamente di San Josep Maria Escrivà de Balaguer e dell'Opus Dei, la "santa mafia" sdoganata definitivamente proprio dal futuro san Karol Józef Wojtyła, ed i cui rappresentanti occupano oramai una posizione di tutto rispetto nelle alte sfere vaticane.

Dopo Padre Pio, il "santo del popolo" canonizzato a furor di popolo, san Karol Wojtyła si è fatto notare per la canonizzazione di Josep Maria Escrivà de Balaguer, santo di pochi noti che si dicono "simpatizzanti" e non mancano mai ad una cerimonia che riguardi l'Opus Dei, l'associazione fondata dal neo santo; più un esercito di aderenti ignoti tra i potenti e comuni mortali noti poiché beneficiati da una delle varie attività dell'Opera, che paga gli studi ai meritevoli.

Partiamo però dall'inizio. Josep Maria Escrivà de Balaguer (il titolo nobiliare sarà acquisito in seguito dal sacerdote, benevolmente concesso da Francisco Franco), nasce in Spagna, a Barbastro (Huesca); è un giovane cattolico tradizionalista, in un'Università statale, quando il 2 ottobre del 1928 a Madrid, in un clima avvelenato dalle rivolte e di cattolicesimo perseguitato dai socialisti, con omicidi francamente spaventosi da parte dei contadini e degli operai (senza dimenticare che per secoli la Chiesa spagnola era stata la maggiore latifondista del paese, e che con la nobiltà aveva contribuito a mantenere il popolo in condizioni di sottosviluppo e di fame), fonda un movimento basato sul più ferreo anticomunismo e sul conservatorismo cattolico più rigido. Non contentandosi di questo, il movimento da lui fondato e chiamato Opus Dei (in latino: "Opera di Dio"; e ci son sempre di mezzo le "opere" con questi cattolici, vengono a mente l' "Istituto Opere di Religione" -IOR- di mons. Paul Marcinkus, di cui avremo meglio a parlare in seguito, e la "Compagnia delle Opere", la potentissima organizzazione finanziaria di Comunione e Liberazione) viene strutturato sulla segretezza più assoluta, come una vera e propria setta.

Il messaggio di Josep Maria Escrivà de Balaguer vuole arrivare dappertutto: non solo i religiosi possono essere santi, dice, ma si può giungere a questa condizione e "servire Dio" esercitando qualsiasi attività e seguendo le proprie nobili ambizioni. Anticomunista viscerale, diviene un naturale simpatizzante e poi ferreo sostenitore del caudillo Francisco Franco, che considera come la "salvezza della Spagna" fin dai primi momenti del pronunciamiento del luglio 1936 e della susseguente guerra civile; dopo il trionfo del fascismo spagnolo, ben aiutato da Hitler e Mussolini, alcuni dei ministri del dittatore sono scelti proprio dalle fila dell'Opus Dei, la quale continuerà a fornire al regime franchista non solo uomini, ma anche e soprattutto le basi "religiose" di cui ha bisogno come il pane, ed i dovuti collegamenti con la chiesa cattolica ufficiale nelle sue più alte sfere.


José Luis Carrero Blanco (1904-1973)

Proviene ovviamente dall'Opus Dei di sant'Escrivà de Balaguer anche José Luís Carrero Blanco, il primo ministro franchista che, nominato poco prima della morte del Caudillo, da devotissimo cattolico e timorato di dio si fa notare per l'ultima terribile repressione a base di garrotamenti prima della fine della dittatura. La mattina del 20 dicembre 1973, Carrero Blanco è appena uscito dalla chiesa ove si reca ogni mattina per i suoi "esercizi spirituali" e sta recandosi in ufficio -chissà, magari per firmare qualche condanna a morte o atto repressivo- con la sua Dodge Dart nera, quando una bomba piazzata sotto l'asfalto da un commando dell'ETA lo fa saltare in aria e gli fa battere ogni record mondiale di salto in alto: trentacinque metri. L'attentato a Carrero Blanco è unanimenente considerato come l'atto finale del franchismo, anche se il caudillo sopravviverà ancora due anni durante i quali farà purtroppo in tempo a distribuire condanne a morte.

Ma torniamo a sant'Escrivà de Balaguer. Sicuramente antisemita dichiarato, stanti certe sue dichiarazioni durante il regime franchista (e chissà se la cosa è nota agli ebrei che hanno pure affollato i funerali del papa che lo ha elevato agli onori degli altari), ancor più certamente è stato un buon amico di Pinochet: ancor prima che il suo canonizzatore di bianco vestito apparisse assieme al dittatore cileno sul celebre balconcino di Santiago, Escrivà, nel 1974, dichiara in un'intervista: "Pinochet ha sparso molto sangue, ma era sangue necessario". La sua Opus Dei sbarca a Roma nel 1946 e comincia ad espandersi nell'ombra; attualmente sembra che conti circa 80.000 aderenti, di cui soltanto 1500 sacerdoti. Il resto sono laici, in buonissima parte occupanti posizioni di potere (e non solo in Spagna, dove comunque l'Opus Dei è tuttora uno dei centri di potere occulto più influenti); ma quali siano i loro nomi non è dato sapere, a meno che non lo dichiarino spontaneamente. Tra i religiosi, solo il cardinale di Lima lo ha dichiarato apertamente; altri si dicono o dimostrano simpatizzanti. In definitiva, la chiesa cattolica che tanto (a parole) condanna la Massoneria, conta con l'Opus Dei su una vera e propria "massoneria interna".

L'organizzazione conta comunque affiliati in ogni settore: professori universitari, giornalisti, banchieri, politici, militari…da un calcolo approssimativo condotto qualche anno fa, risultò che la "prelatura" avesse influenza più o meno diretta su 630 quotidiani e riviste mondiali e su 52 catene televisive. Negli anni '60-'70 le cordate politico-finanziarie dell'Opus Dei sono state definite "Santa mafia", ed è stata logicamente associata alla massoneria per la segretezza sempre negata dall'associazione e invece manifesta secondo una ricerca fatta da esponenti religiosi di… altra corrente.

Già, perché bisogna dire che l'Opus Dei ha avuto fieri avversari, tra i quali Giovanni XXIII che temeva il suo potere, e Paolo VI che chiese all'Opus Dei di fondare un "partito cattolico" in Spagna, e si vide opporre un netto rifiuto da Josemaria Escrivà che preferiva evidentemente continuare ad agire nell'ombra. Ma tutto cambia con Giovanni Paolo II, che "sdogana" l'associazione il 28 novembre 1982, elevandola a "prelatura personale" (cioè che deve rispondere solo al papa), fino ad arrivare alla beatificazione e alla canonizzazione del fondatore, 465° santo proclamato da Wojtyła.

Cosa si richiede ai laici per entrare nell'Opus Dei? Come "numerari" bisogna avere fatto voto di castità e devolvere all'associazione tutto ciò che si guadagna; i "sovrannumerari" possono sposarsi e vivere in famiglia, ma seguendo sempre regole di tipo monastico, mortificandosi e versando i guadagni all'associazione. I "cooperatori" o "aggregati" prestano gratuitamente l'opera professionale e possono anche non essere cattolici; praticamente sono una sorta di "sponsor". Non solo mafia e massoneria, dunque; le corrispondenze con Scientology sono impressionanti, e, come da Scientology, qualcuno ne è uscito e non è stato zitto. Nel 1996 María del Carmen Tapía pubblica presso Baldini&Castoldi il libro "Oltre la soglia", nel quale parla di manipolazioni, affari illegali, plagio, violenze (anche sessuali) e sottolinea la fissazione maniacale per la segretezza. María Angustias Moreno, che fu numeraria dell'Opera, racconta dell'autentico culto della personalità che si doveva tributare a Josep Maria Escrivà, promosso da lui stesso, che decise che lo si dovesse chiamasse PADRE, scritto in maiuscolo, e salutarlo piegando il ginocchio sinistro. Nel 1981 il cardinale cattolico inglese Basil Hume prega i responsabili inglesi dell'Opus Dei di avere maggiore rispetto di coloro che chiedevano di entrare e, soprattutto, di uscire dalla medesima, e la libertà di scelta del proprio direttore spirituale, senza pretendere che si scegliesse per forza un religioso dell'Opus. Già, perché il vizietto, o la scusa dei religiosi Opus era che "difficilmente un direttore spirituale avrebbe potuto consigliare bene rispetto all'Opera se questa non era da lui ben conosciuta". Il clero "normale" era soprattutto preoccupato dalla tendenza ad attirare i giovani di nascosto dai genitori.

Stefano Rodotà e Franco Bassanini presentano, dopo lo scandalo della loggia P2 (associazione segreta pseudo-massonica) un'interpellanza parlamentare contro l'Opus Dei, ma il ministro dell'Interno, il supercattolico Oscar Luigi Scalfaro (che sarà poi presidente della Repubblica persino idolatrato dalla "sinistra") rintuzza tutto dichiarando che "il fatto che i nomi degli aderenti all'Opus non siano resi pubblici non configura la segretezza". Sottigliezze pretigne o malafede? Resta il fatto che tra più o meno noti e ignoti totali, l'organizzazione è potentissima, mette bocca in tutto, attacca la UE che è contro il defunto Jörg Haider (che, per riconoscenza, donò a Wojtyła il famoso "albero di Natale" proveniente dalla sua Carinzia, i giudici di Palermo per il processo Andreotti, e sembra avere stabilito chi sarebbe dovuto essere il nuovo papa, cioè Dionigi Tettamanzi arcivescovo di Milano e in odore di Opus Dei anch'egli.

Naturalmente l'Opus non si occupa solo di politica e finanza: essa gestisce in proprio l'antica e prestigiosa Università di Salamanca oltre a numerosi istituti professionali superiori, ospedali, centri di formazione sparsi un po' in tutto il mondo.

(7. continua)

giovedì 18 novembre 2010

Chiese e fascismi (6a parte)


Chiese e fascismi
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi

6a parte
(it.politica, 11 aprile 2005)

Nell'Unione Sovietica occupata, e più particolarmente in Ucraina, si ritrovano dei ben precisi esempi di compromesso tra estremismo nazionalista e religione che riguardarono gli Uniati (cattolici ucraini di rito orientale) dell'Ucraina occidentale (l'antica Galizia orientale austriaca, poi polacca). Anche qui, l'atteggiamento della gerarchia ecclesiastica, ed in primis di mons. Klement Szepticky, metropolita di Leopoli [Lvov], fu perlomeno equivoco nei confronti dei nazionalisti filofascisti (compresi molti preti) tornati dal loro esilio europeo al seguito della Wehrmacht.

Il loro estremismo li spinse ovviamente a collaborare attivamente con i nazisti, ai quali fornirono, tra le altre cose, l'immancabile divisione di Waffen-SS. Da notare anche il fatto che i cappellani militari al seguito dell'ARMIR, il corpo di spedizione italiano in Russia che fu in gran parte sterminato (come raccontato nel Sergente nella neve di Mario Rigoni Stern) dalla controffensiva sovietica e dal "generale inverno", erano stati per lo più formati nel Collegio Ucraino di Roma, città dove il rappresentante dell'Organizzazione Nazionalista Ucraina (OUN), Euhen Onatsky (autore anche della prima grammatica della lingua ucraina redatta in italiano, pubblicata nel 1937 con la sovvenzione diretta del Minculpop dato che per gli italiani di allora era assolutamente imprescindibile imparare l'ucraino) era praticamente accreditato ufficialmente presso il governo fascista, ed aveva quindi le funzioni di un vero e proprio ambasciatore.

Per correttezza, è necessario ricordare che l'abiezione nazionalista e fascista, in Ucraina, non toccò soltanto gli Uniati cattolici. In occasione dello spaventoso massacro di 35.000 ebrei nelle tristemente note fosse di Babi Yar (massacro ricordato in un celeberrimo ciclo poetico di Evgenij Evtušenko, che è ucraino di nascita), nel giugno del 1942, gli abitanti ortodossi della città applaudirono con entusiasmo gli exploits criminali delle SS del colonnello Paul Blobel (16).

Per il massacro di Babi Yar si vedano il seguente link (in inglese) e questa pagina da "Canzoni Contro la Guerra/AntiWar Songs", contenente anche i testi del ciclo di poesie di Evgenij Evtušenko.

NOTE alla 6a parte

16 In Ucraina, "gli autoctoni ricevettero i loro invasori con
ospitalità….Dei preti ortodossi si dichiararono spontaneamente
sottomessi all'invasore, ed invitarono dai pulpiti il loro 'gregge' di
fedeli a sottomettervisi. Il 'gregge' era del resto in gran parte già
ben disposto." William Manchester, Les armes des Krupp 1587-1968,
Paris, 1970, p. 371.

domenica 14 novembre 2010

Chiese e fascismi (5a parte/B)


Chiese e fascismi
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi

5a parte/B*
(it.politica, 11 aprile 2005)

Ho diviso in due parti la 5a parte originale, per la sua estrema lunghezza e anche perché la storia della Romania prebellica e bellica sembra avere ancora seguaci presso certi "giovinotti" italiani che, peraltro, non esiterebbero un momento a gettare i rumeni (e tutti gli altri immigrati) ai maiali.


Corneliu Zelea Codreanu (1899-1938)

Con la Romania degli Hohenzollern-Sigmaringen del re Carol e del regime fascista del maresciallo Ion Antonescu (talmente ispirato da Mussolini, da riservarsi il titolo di "Conducător", traduzione perfetta in rumeno di "Duce") abbiamo un esempio di compromesso e connivenza che tocca stavolta la chiesa ortodossa, largamente maggioritaria in quel paese. Un compromesso e una connivenza che si saldano con il diffuso ultranazionalismo rumeno (quello che fece scrivere all'esule Eugène Ionesco, che in realtà si chiamava Eugeniu Ionescu: "Il rumeno è un animale nazionalista").


Jilava, 1° giugno 1946: l'esecuzione del maresciallo Antonescu
e di altri esponenti della dittatura fascista rumena

La Romania è un altro paese dove la comunità ebraica è numerosissima, e le prime leggi antisemite vi risalgono addirittura ai primi anni del XX secolo (con alcune proteste internazionali che si ebbero all'epoca); figuriamoci quindi se il terreno non era più che fertile. Negli anni '20 sorgono in Romania diversi movimenti di estrema destra violentemente antisemiti; tutti quanti, senza eccezione alcuna, si dichiarano "cristiani". I loro nomi ne fanno perfetta fede: "Partito Cristiano Nazionaldemocratico", "Lega per la Difesa Nazionale Cristiana" e, addirittura, la "Legione dell'Arcangelo Michele". Quest'ultima, fondata nel 1927 da una sorta di mistico paranazista con tanto di visioni angeliche (sarebbe stato giustappunto l'Arcangelo Michele che gli aveva ordinato di costituire la Legione "per la salvezza della Romania cristiana"), Corneliu Zelea Codreanu (14), si dotò ben presto di un braccio armato, detto "Garda de Fier" (Guardia di Ferro), le cui simpatie per Mussolini prima e per Hitler poi non erano certo sconosciute. Nonostante ciò, nessuno osò mettere da parte San Michele Arcangelo, e la chiesa ortodossa rumena (che è una chiesa autocefala nazionale non legata né al metropolita di Mosca, né a quello di Costantinopoli) non se ne indignò affatto. Tutt'altro. Peraltro, tra i membri della "Garda de Fier" si trovavano numerosi pope.

Nel 1939 i tre partiti cristiano-fascisti si unirono dando luogo al "Partito Nazionalcristiano"; un anno prima, il re Carol aveva instaurato una sorta di fascismo monarchico-cristiano formando un "governo di unità nazionale" il cui primo ministro era, manco a dirlo, il patriarca ortodosso rumeno Miron Cristea.


Il patriarca e primo ministro Miron Cristea (1868-1939, a sinistra) assieme
all'arcivescovo di Canterbury


Va da sé che lo stesso Conducător, Antonescu, era un buon cristiano ligio ai dettami dell'ortodossia; e così, nel 1940, i fascisti nazionalisti cristiani si scatenano e danno il via a dei massacri inenarrabili puntualmente eseguiti dalla cristianissima "Guardia di Ferro" (15), momentaneamente alleata di Antonescu, ma che poi cadrà in disgrazia per il tentativo di rovesciare lo stesso Antonescu e di instaurare un regime dichiaratamente nazista. Al che Antonescu la fece sciogliere di forza, ne imprigionò i dirigenti e fece eliminare il mistico Codreanu in maniera cristianamente atroce (si ignora la sorte riservata all'Arcangelo Michele). In ogni caso, il regime di Antonescu e del patriarca Cristea fu direttamente responsabile della morte di circa 250.000 altri ebrei, su un totale di 400.000 scomparsi (nel 1940, all'inizio dei massacri, la popolazione ebraica rumena ammontava a circa 760.000 persone).

NOTE alla 5a parte/B

14 Il braccio destro di Codreanu, Ion Motza, era il traduttore dei
"Protocolli di Savi di Sion" in rumeno. Era figlio di un pope.


15 Su quelle sanguinose giornate scrisse l'insospettabile scrittore
Virgil Gheorghiu (lui stesso un pope ortodosso): "I camion con i morti
partirono verso il macello comunale della città [Bucarest]…altri
camion carichi di persone vive incrociavano i camion dei morti. Questo
durò tutta la notte. Camion pieni di persone ancora vive arrivavano
nella foresta, mentre dei camion pieni di morti ripartivano per il
macello. Li scaricavano nel cortile, ammassati gli uni sugli altri; i
cadaveri venivano poi appesi ai ganci dove normalmente si appendevano
i quarti di bue. Ma i ganci non bastavano per così tanti morti.
Normalmente si macellavano solo qualche centinaio di capi al giorno, e
quel giorno erano stati macellati migliaia di Ebrei" ("La seconde
chance", Paris 1952, pp. 94-95).

(5. continua)

venerdì 12 novembre 2010

Chiese e fascismi (5a parte)


Chiese e fascismi
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi

5a parte
(it.politica, 11 aprile 2005)



Antanas Smetona (1874-1944

In Lituania, la dittatura militare che resse il paese durante la prima indipendenza (1918-1940) si appoggiò politicamente all' "Unione Nazionalista", donde provennero due presidenti. Uno di essi, Antanas Smetona, si ispirava chiaramente al modello mussoliniano, e un delegato lituano partecipò, nel dicembre 1934, al congresso fascista dei Comités d'action pour l'universalité de Rome che si svolse a Montreux, in Svizzera. L' "Unione Nazionalista", in un paese ultracattolico come la Lituania, permise al clero (che, ovviamente, ne approfittò a man bassa) di esprimere le proprie posizioni politiche in maniera preponderante; ed anche in Lituania un sacerdote, Vladas Miromas, diverrà capo del governo tra il 1938 e il 1939. In questo paese la comunione fra nazionalismo e religione fu dunque perfetta e spiega anche perché, nel 1941, all'epoca dei massacri di ebrei cui parteciparono attivamente delle unità fasciste lituane (tra le quali i Lupi di Ferro, o Geležinis vilkas, autentiche squadracce fasciste tornate in auge attualmente come denominazione di squadre sportive) l'arcivescovo ausiliare di Kaunas, Vincentas Brizgys, proibì al suo clero di fornire qualsiasi tipo di aiuto ai perseguitati.


L'amm. Miklós Horthy von Nagybánya (1868-1957)

Al pari che in Polonia, l'Ungheria del "reggente" ammiraglio Miklós Horthy von Nagybánya (proveniente da una delle più antiche e nobili casate magiare e che si fregiava ancora del titolo di ammiraglio della marina asburgica sebbene l'Ungheria indipendente uscita fuori dalla I guerra mondiale non avesse, e non abbia tuttora, alcuno sbocco al mare…) trovò nella potentissima chiesa cattolica locale un alleato fedele. Senza spingerci troppo oltre nell'analisi storica del regime horthyista (con tutta la sua congrua dose di repressione e morte -scatenatasi soprattutto con la repressione sanguinosa della "Repubblica dei Consigli" di Béla Kun, nel 1919, il "terrore bianco" ungherese), che fu probabilmente più ultranazionalista che fascista in senso stretto, possiamo dire che il cattolicissimo Horthy non si discosta dai suoi santi colleghi di mezza Europa per il suo fervore antisemita (l'antisemitismo più terribile era del resto assai radicato storicamente in Ungheria, paese che contava una popolazione ebraica assai cospicua).

Con un tempismo perfetto, Horthy promulga le prime leggi razziali nel 1938 (in contemporanea, quindi, con quelle mussoliniane); e nel 1943 iniziano le deportazioni. Diversi alti dignitari ecclesiastici ungheresi (spesso, al pari di Horthy, provenienti dall'antica aristocrazia terriera), per congratularsi con l'ammiraglio, celebrano in tale occasione una messa solenne "per ringraziare Dio". Quando l'escalation antisemita ungherese giunge al parossismo, nel 1944 (550.000 vittime sui 750.000 ebrei ungheresi), furono i membri del "Partito della Volontà Nazionale", più noti come "Croci Frecciate" (in ungherese: Nyilaskereszt) a mostrare il più macabro zelo nell'assolvere alla versione magiara della Endlösung.


Ferenc Szalási (1897-1946)

Le Croci Frecciate furono uno dei movimenti e partiti nazifascisti europei più terribili. Fondate e guidate da Ferenc Szalási (pronuncia: sàlosci, poi impiccato nel 1946 per crimini contro l'umanità), furono al governo per circa un anno e mezzo nell'Ungheria occupata, con cifre da far paura persino alle SS tedesche. Si legge in Olokaustos:

"Accesi da una specie di furore demenziale le Croci Frecciate cominciarono la loro caccia all'Ebreo "nascosto” mentre i carri armati sovietici puntavano al cuore della città. In tale confusione venne arrestato come Ebreo Asta Nielson cugino del re di Svezia. Il 6 dicembre con un altro decreto venne ordinato che le strade che erano intitolate a personaggi di ascendenza ebraica mutassero nome. Le bande armate delle Croci Frecciate percorrevano la città. Circa cinquanta-sessanta Ebrei a notte venivano massacrati da queste squadre di assassini. Dopo aver derubato, torturato e violentato le Croci Frecciate trascinavano le vittime sino alle rive del Danubio e si divertivano a legarle a gruppi di tre. Sparavano poi alla testa della persona al centro e scaraventavano il cadavere e le persone ancora vive nelle acque gelate del fiume. Il peso della persona uccisa trascinava a fondo quelle ancora vive. Tra le centinaia di squadre della morte particolarmente efficiente fu quella guidata da un monaco cattolico, Andras Kun. La sua banda fece irruzione l'11 gennaio 1945 nell'ospedale ebraico di via Maros provocando una strage orrenda. Il monaco incitava i suoi a sparare nel "santo nome di Cristo”. Non c'era pietà per nessuno: né donne, né bambini, né vecchi. I casi di assassinii di massa furono innumerevoli. Il 28 gennaio SS e Croci Frecciate attaccarono l'ospedale di piazza Bethlen occupandolo per ventiquattro ore. Poi, dopo aver terrorizzato e derubato pazienti e medici, rapirono ventotto adolescenti che uccisero due giorni dopo."

Ricordiamo a tale riguardo che l'iscrizione alle "Croci Frecciate" era vietata a chi non fosse battezzato nel seno di santa romana chiesa, e che tutti i membri del movimento erano dei buoni cattolici. A titolo informativo, il monaco András Kun è quello che si vede nella foto in alto, sotto il titolo, sorridente all'estrema sinistra e voltato verso l'obiettivo.



11 gennaio 1945, Budapest: il massacro dell'ospedale ebraico di via Maros.

(5. continua)

Chiese e fascismi (4a parte)


Chiese e fascismi
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi

4a parte
(it.politica, 11 aprile 2005)

Mons. Jozef Tiso (1887-1947)

Passiamo alla Slovacchia di un altro prelato assai celebre, mons. Jozef Tiso. Per il regime slovacco, Göbbels in persona coniò la definizione di "fascismo del buon Dio". Con la legge del 22 ottobre 1942, monsignor Jozef Tiso, presidente della repubblica slovacca e capo del "Partito dell'Unità Nazionale" (partito unico, ovviamente), fu elevato al rango di guida della nazione (ricordiamo che Führer significa per l'appunto "guida", in tedesco, al pari di dux in latino).

Nessuno può negare il ruolo nefasto di questo grand'uomo di chiesa in quanto leader di una parte della "Nuova Europa": creò la guardia Hlinka (in pratica le SA slovacche), promulgò il Codex Judaicus che portò alla deportazione di 57000 ebrei tra il marzo e il giugno 1942, istituì un buon numero di campi di concentramento, represse con ferocia ogni tipo di opposizione politica e la resistenza a tal puntoche persino il Vaticano, per mano di mons. Domenico Tardini, reagì discretamente (ma con una nota interna e top secret). In tale nota del marzo 1942, mons. Tardini scrive infatti: "In Slovacchia esistono due pazzi: Tuka (11) che fa e Tiso, sacerdote, che lascia fare." A tale riguardo, Henri Fabre si pose una domanda essenziale: "E chi è che lascia fare Tíso?" (12) In pratica, Tiso si mostrò condiscendente a tutte le richieste di Hitler (in primis la consegna degli ebrei slovacchi) e le reazioni della chiesa cattolica si limitarono a qualche privatissimo brontolio.

Dopo la fine della guerra, monsignor Jozef Tiso fu arrestato e processato. Condannato a morte da un tribunale nazionale per crimini di guerra e contro l'umanità, fu impiccato nel 1947 a Bratislava. La comunità ebraica mondiale imputa proprio a lui la deportazione di migliaia di persone. È per questo che ambienti ebraici, interpellati dall'agenzia di stampa Ap.Biscom si attesero invano da Karol Wojtyła, in occasione della sua "visita pastorale" in Slovacchia, il pronunciamento di un mea culpa sulle responsabilità storiche che gravano sui figli della Chiesa slovacca.

Va da sé che non tutti sono propensi a ritenerlo un criminale di guerra, sebbene le sue responsabilità apparissero chiare persino ai vertici vaticani dell'epoca. Basti solo pensare che, pochi anni fa, la rivista Studi Cattolici (vicina, casualmente, all'Opus Dei) (toh!), ospitò un saggio dello scrittore cattolico di estrema destra Rino Camilleri in cui monsignor Jozef Tiso veniva definito nientepopodimeno che un martire slovacco, e colui che "salvò il Paese dalle mani del Reich". Secondo la ricostruzione fatta da Rino Camilleri, Hitler cercò in tutti i modi di liberarsi di quel prete che guidava il governo di Bratislava, il quale fu capace di tenere i nazisti lontani dall'economia slovacca per tutto il conflitto. Tiso, poco prima di morire, lasciò un testamento spirituale in cui tra l'altro si legge: "Muoio come martire della legge naturale data a Dio a ciascun popolo di promuovere la sua libertà ecome difensore della civiltà cristiana contro il comunismo". Parole già sentite, e che ancora si sentiranno; proprio per questo la figura di mons. Tiso è discretamente popolare presso alcuni ambienti leghisti (si veda la foto sotto il titolo, dove il prelato fascista slovacco è celebrato da una sedicente Comunità Antagonista Padana).


Józef Klemens Piłsudski (1867-1935)

Passando alla Polonia, dal 1926 al 1939 (cioè fin quando non fu invasa dalle truppe hitleriane con il primo atto della II guerra mondiale),essa fu retta dal regime del maresciallo Józef Klemens Piłsudski e può essere considerata, senza alcuna esagerazione, come una dittatura a forte connotazione clericale (del tutto ovvia in quel cattolicissimo paese). Ma già con la costituzione del 1921 (anteriore quindi alla dittatura di Piłsudski), la chiesa cattolica polacca ottiene dei diritti e dei poteri a dir poco esorbitanti, per altro addirittura rafforzati con la firma (nel 1925) del concordato con il Vaticano. A partire dal 1925, la Polonia divenne una vera e propria teocrazia, dove al Codice di Diritto Canonico fu ufficialmente dato valore di legge dello stato. Di che far pensare coloro che si indignano tanto per l'applicazione della Shari'a nei paesi islamici, verrebbe da dire.

Con i suoi frenetici appelli alla "lotta contro il comunismo" da parte di una chiesa come quella polacca, che era ed è tornata ad essere la più grande proprietaria immobiliare e terriera del paese e la maggiore potenza finanziaria, la gerarchia cattolica polacca si rese complice perfetta della repressione nazionalista che colpiva tutti coloro che manifestavano la minima opposizione: comunisti, certamente, ma anche anarchici, socialisti e persino membri del "Partito Contadino" e del Partito Cristiano Sociale.

Nel 1935, 7000 oppositori vengono imprigionati e migliaia di altri internati in campi di concentramento come semplice "misura amministrativa"; particolarmente terribile si rivela il lager di Bereza Kartuska. Si intensifica in seguito la violenza antisemita tanto ben descritta da Art Spiegelmann nel suo Maus : la chiesa cattolica fa, per esempio, tradurre in polacco e pubblicare i Protocolli dei Savi di Sion su suggerimento dei membri del "Campo Nazional-Radicale" (NARA), la versione locale del partito nazista (ma con le ovvie connotazioni ultracattoliche), che prestano il loro giuramento di fedeltà alzando il braccio teso nel saluto fascista davanti all'immancabile "Madonna Nera" di Częstochowa (che, in questo caso, diviene nerissima). Man mano che la campagna antisemita in Polonia procede (senza alcun intervento dei "nemici" tedeschi, va detto; i polacchi fecero tutto da sé), si assiste a boicottaggi sistematici degli ebrei, a restrizioni sempre più terrificanti e, soprattutto, ad un numero di pogrom che fa impallidire persino i nazisti tedeschi: se ne contarono oltre 3000 (tremila) prima del 1° settembre 1939. La popolazione cattolica polacca vi partecipa con fervore, assecondando l'antisemitismo del clero cattolico che ha radici medievali (13); nel febbraio 1936 il primate di Polonia, l'arcivescovo di Varsavia August Hlond, invia una "Lettera pastorale" in cui si invita la popolazione polacca a "partecipare attivamente all'eradicazione dal suolo polacco del popolo deicida". In pratica, un'anticipazione perfetta della Endlösung hitleriana, che trovò in quel paese un terreno fertilissimo; non a caso, quindi, nella raffigurazione animale del Maus di Spiegelmann, ai polacchi vengono attribuite le fattezze di maiali.

NOTE alla 4a parte

11 Vojtech Tuka era il primo ministro slovacco, anch'egli cattolico praticante.
12 Fabre, Henri, L'Eglise catholique face au fascisme et au nazisme. Les outrages à la vérité, Bruxelles, 1994, p. 332.
13 Della "Dieta" (parlamento) polacco facevano parte ben 46 preti.

(4. continua)

mercoledì 10 novembre 2010

Chiese e fascismi (3a parte)


Chiese e fascismi
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi

3a parte*
(it.politica, 10 aprile 2005)

Ante Pavelić (1889-1959)

La Croazia di Ante Pavelić, il dittatore fascista ustaša, contava ben ventisei campi di concentramento (alcuni dei quali destinati esclusivamente ai bambini). Il numero esatto di coloro che vi trovarono la morte resterà per sempre sconosciuto; le fonti più attendibili parlano di 820.000 morti, tra i quali 40.000 dei 41.500 ebrei del paese, e 28.000 dei 28.500 zingari. Il regime di Pavelić fu uno dei più sanguinari di quel sanguinario periodo, e Xavier de Montclos lo definisce a giusta ragione "totalitarismo cattolico". Il fatto è che il regime di Pavelić (assai amico di papa Pio XII -si veda la foto in alto, dove il dittatore croato si inginocchia davanti a Pacelli-) viene apertamente sostenuto dalla chiesa cattolica, ad un punto tale che lo stesso Montclos parla di "ustašismo clericale" a proposito del clero regolare (10).

Tra i campi di concentramento croati, particolarmente terrificante fu quello di Jasenovac (si pronuncia iasènovazz e significa, con tragica ironia, "campo delle ceneri"); solo in questo campo periranno circa 700.000 persone (settecentomila). Il suo comandante, Vjekoslav Maks Luburić, un tagliagole che godeva dell'illimitata fiducia del cattolicissimo dittatore, si dilettava di partecipare in persona alle esecuzioni dei prigionieri. Lo stesso Luburić si professava assai devoto e pio, tanto da meritarsi l'appellativo di "Sorella Morte" per la cristianissima abitudine di far bruciare i condannati nei forni. Ma mentre a Auschwitz, a Treblinka o a Bergen Belsen vi venivano bruciati già morti, Maks Luburić aveva introdotto la caritatevole novità di bruciarceli ancora vivi.


Il card. Alojzije Viktor Stepinac (1898-1960)


Tra i torturatori dei campi croati si distinsero per crudeltà e fascismo dei frati francescani, i quali venivano formati proprio in Italia, a Siena, in un apposito convento per i novizi croati; a poca distanza (a Sinalunga, sempre in provincia di Siena) si trovava il quartier generale degli ustaša croati; ma l'esempio decisivo veniva fornito loro dal famoso, o famigerato, monsignor Alojzije Viktor Stepinac (il cognome si pronuncia stèpinazz, ed il suo nome è più comunemente indicato come "Alois"), arcivescovo di Zagabria poi creato cardinale nel 1953. Stepinac non si accontentava di essere perfettamente ligio al regime di Pavelić, ma lo sosteneva e lo incitava a "fare pulizia" (soprattutto dei serbi ortodossi, degli ebrei e degli zingari). Già nel 1941 questo sant'uomo è ricevuto con benevolenza in udienza privata da Pio XII; ancora nel 1945, pochi mesi prima della caduta dello stato fantoccio di Croazia, invita il suo clero a sostenere la sua "campagnia di cristianizzazione della Grande Croazia" (comprendente la Bosnia-Erzegovina, che era stata annessa), prende le difese del regime di Pavelić e continua a tacere sullo sterminio che accade sotto i suoi occhi (ovvero lo sostiene, neppure tanto velatamente). Si dà il caso che, poi, codesto esempio di fede e ardore cristiano venga arrestato e messo in galera (dal quale viene per altro liberato e spedito nel villaggio natale di Krašić); muore nel 1960.

Naturalmente la chiesa cattolica non perde l'occasione per farne un martire della "chiesa del silenzio" (come già era avvenuto per un altro alto prelato notevolmente fascista, l'ungherese József Mindszenty); la stessa sua nomina a cardinale, nel '53, provoca la rottura delle relazioni diplomatiche tra la Jugoslavia e il Vaticano. Come tutti sanno, Alois Stepinac è stato proclamato santo da Karol Wojtyła; dimodoché è possibile invocare per qualche intercessione o addirittura attribuire qualche miracolo a Sant'Alois Stepinac, fascista croato e sostenitore di torturatori e tagliagole della peggiore specie.

Per completezza, segnaliamo anche che, dal lato musulmano, la popolazione della Bosnia fornì ai nazisti non una sola ma ben due divisioni di Waffen-SS, per un totale di circa 40.000 volontari. I quali furono paternamente benedetti in nome di Allah, nell'aprile del 1943, da Hadj Amin el-Husseini, gran muftì di Gerusalemme e sostenitore della prima ora del nazismo in chiave antiebraica. In seguito, el-Husseini fuggì addirittura a Berlino mettendosi sotto la protezione diretta del Reich.

NOTE alla 3a parte

* La presente 3a parte è stata in alcuni punti corretta rispetto all'originale del 2005.

10 Montclos, Xavier de, Les chrétiens face au nazisme et au
stalinisme, Bruxelles, 1991, p. 151 et p. 168.

(3. continua)