venerdì 25 maggio 2007

Quand 'riva el cald


Doveva prima o poi succede che anche questo blogghe vedesse il suo primo post originale. Diciamo semi-originale, perché in realtà l'ho già spedito anche sul newsgroup di Guccini (rispetto al quale contiene però un piccolo adattamento). Giorni di gran caldo, questi; il titolo proviene da una vecchia canzone in milanese di Ivan Della Mea.

Madonna che caldo in questi giorni! E quando arriva il caldo, in questa come in tutte le città si cominciano a vedere cose buffe, e divertenti.

Oggi, ad esempio, per andare in ufficio mi sono così abbigliato: maglietta blé con le alci canadesi; pantalonacci di tela leggerissima blé, sfoderati; sandaloni da crucco, senza calzini. Proprio loro. I famosi sandaloni da crucco sbeffeggiati qualche giorno fa da qualcuno sul newsgroup di Guccini, che li aveva visti in una foto della piola.

Una goduria. Nell'ufficiaccio dove lavoro (sapete, quello dove si producono missili e bombe atomiche) siamo in due soli, e con l'aria condizionata e il frigo per mettere l'acqua e la frutta fresca. Per andare a lavorare: treno intercity per Udine alle 9.27, fermate Firenze Campo Marte e Firenze Rifredi. 6 minuti e mezzo per farsi tutta la città, equivalenti a 35 minuti di autobus stracolmi o a oltre tre quarti d'ora di ingorghi in cancromobile.

Mi metto a sedere in uno scompartimento bello vuoto (ma chi cazzo volete che ci vada tutti i giorni a Udine alle 9.27), tiro fuori la settimana enigmistica, e non la faccio. Guardo dai finestrini, dato che il treno passa in mezzo alla città. Incroci e semafori con file agghiaccianti; motorini di merda; miasmi; nervi; cristi, madonne, ditinculo e berci. E io lì, tranquillo, nel treno vuoto che non adopera nessuno per muoversi in città.

Scendo alla stazione di Rifredi, faccio cinquanta metri a piedi e sono arrivato. Coi miei sandaloni da crucco, che fanno respirare i piedi alla perfezione (ci sarà pure qualche motivo perché i tedeschi siano un po' più intelligenti degli italiani; del resto, da quelle parti ci hanno la Frankfurter Allgemeine, e noi ci abbiamo La Repubblica).

Ora dovete sapere che proprio davanti all'ufficiaccio del Venturi, c'è la sede centrale di una banca. Oh, intendiamoci, mica è la Deutsche Bank o la Barclay's; è una banca locale del cazzo, di quelle già fagocitate, di quelle dei "pacchetti personalizzati" (per studenti, casalinghe, vecchi bavosi, ciccaioli, raccoglitori di tarzanelli, inculatori di formìcole & azzannatori di varani); però, a ore fisse, davanti all'ufficio mi passano schiere di fundzionàri e fundzionàrie, tutti belli & belle, giacchettine, camicine, cravatte, scarpozze di marca, taièr eccetera.

Non me li perdo, quand 'riva el cald. Passano lì a parlà de' mercati, de' conti pubblici e d'altre stronzate sulle quali magari s'illudono d'avere qualche influenza, poveri idioti, e l'unico risultato della loro vita da schiavi è quello di sudare. Perché sudano. Come bestie. Camicine inzaccherate. Miasmi ascellari. Fronti eczematose. Fazzoletti impregnati. Slippini fungiferi. Calzini aggorgonzolati. E io me ne sto lì, e guardo, e insieme a me ghignano anche le alci canadesi della maglietta.

Poi, a una cert'ora, se ne rimonteranno tutti quanti nelle loro belle scatolette per farsi qualche ora di traffico congestionato, sognando la doccia come un disperso nel Sahara sogna l'oasi. Sicuramente George Soros terrà in gran conto le loro vite. Ma prima di arrivare alla doccia ci sarà da togliere il bell'abbigliamento corretto, magari uccidendo sul posto la povera mogliettina e i bambini, stile Caryl Chessman nella camera a gas di San Quintino.

Sì, decisamente. Quand 'riva el cald si capisce l'importanza di essere comunista. L'importanza, e la comodità!

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