venerdì 5 ottobre 2007

In questo medioevo


La poesia che segue (che, tanto per cambiare, mi fu fatta a suo tempo conoscere da Franco Senia), è di Hans Magnus Enzensberger. Sulle poesie, di solito, mi astengo da giudizi "estetici", sebbene -in maniera del tutto ovvia- ne abbia, e parecchi, di miei personali. Preferisco invece dire: le parole che vi sono scritte sono importanti. Per me quelle che seguono lo sono state, fin da quando ho avuto modo di conoscerle. Talmente importanti da rientrare di diritto nel racconto di me stesso che sto eseguendo con questo blog dallo scorso 18 maggio; ed eccole.

Giovanni de' Dondi
1318-1389
di Hans Magnus Enzensberger

Giovanni de Dondi
per tutta la vita
costruì un orologio.

Un prototipo insuperato
per quattrocento anni
Un congegno multiplo
con ruote ellittiche e dentate
connesse a ingranaggi
e al primo bilanciere
una costruzione inaudita

Sette quadranti
mostrano lo stato del cielo
e le rivoluzioni silenti
d’ogni pianeta .
Un ottavo quadrante,
il meno appariscente,
indicava l’ora, il giorno e l'anno
AD. 1346.

Forgiata con le proprie mani
una macchina celeste,
inutile e ingegnosa come i Trionfi,
un orologio di parole
costruito da Francesco Petrarca.

Ma perché sprecate il vostro tempo
con il mio manoscritto
se non siete in grado
di eguagliarmi?

Durata della luce diurna,
congiunzioni dell'orbita lunare,
feste mobili.
Una calcolatrice e al contempo,
ancora e sempre, il cielo
D'ottone, d'ottone.
Sotto questo cielo
noi viviamo tuttora.

La gente di Padova
non guardava l'orologio .
Un putsch dietro l'altro.
Carri d'appestati rotolavano sul selciato.
I banchieri
pareggiavano il loro bilancio.
C'era poco da mangiare

L'origine di quella macchina
è problematica.
Un computer analogico.
Un Menhir. Un Astrarium.
Trionfi del tempo. Residuati.
Inutili e ingegnosi,
come un poema d'ottone

Non c'era Guggenheim a spedire
gli assegni a Petrarca il primo del mese.
De' Dondi non aveva un contratto
con il Pentagono.

Altre le belve. Altre le
parole e le ruote. Ma
lo stesso cielo.
In questo medioevo
noi viviamo tuttora.




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