martedì 15 maggio 2012
Firenze: Tutti assolti a Villa Panico!
La strategia è sempre, sempre, sempre quella: a qualsiasi movimento, entità, spazio antagonista o cazzinculo che non rientri nella legalitas illorum, si applicano: sgomberi, repressione, e reati associativi. Particolarmente riguardo a quest'ultima cosetta, la magistratura fiorentina, coi suoi zelantissimi procuratori, gìppi e quant'altri, è esemplare. Negli ultimi anni non c'è stato praticamente appartenente all'area antagonista che vi sia sfuggito: periodicamente, dimostrando una fantasia degna di un Lewis Carroll, il procuratore o la procuratora di turno hanno messo a processo con accuse di "terrorismo" anche i numerosi cani che popolano quegli spazi. Villa Panico è uno di quelli. Non posso definirmi un suo "frequentatore" (né tantomeno un suo abitatore), ma lo conosco parecchio bene sin dai tempi in cui il Panico era nel relativo vicolo in centro (in un incredibile immobile medievale poi, ovviamente, sgomberato con la forza e trasformato in "appartamenti di prestigio") passando per le altre sue occupazioni, tipo in piazza Ghiberti. Dal 2005 c'è Villa Panico, in fondo all'ex manicomio di San Salvi su cui gravitano da anni le mire della speculazione renziana. Sta in una villa che, temporibus illis, era adibita alla cura del sonno; ma a Villa Panico si dorme poco. Sono talmente svegli, quei ragazzi, che assieme a quegli altri dello squat "La Riottosa" sono riusciti a resistere a uno sgombero in pompa magna, il 13 luglio 2009. E sono ancora lì. Pochi giorni fa, c'ero ad ascoltare, nel parco, Sante Notarnicola che si faceva leggere le poesie e raccontava la sua vita e la sua galera; dopo ci ho mangiato una delle paste al forno più buone della mia vita, rigorosamente "vegan". Talmente buona da piacere ai carnivori più assatanati, lo giuro.
Diciannove "Panichini" e "Panichine" erano, ma guarda un po' te, a processo. Figuriamoci. Non ho mai visto le relative ordinanze e atti, ma ne ho visti altri del genere e sono paccate di roba che sembrano un'edizione domenicale del New York Times. Di solito vi si accusa di tutto, ivi compreso di furti di palme oppure di aver "resistito" disarmati agli sbirri che ti stavano prendendo allegramente a mazzate coi manganelli. Ma l'accusa regolare, quella "principe", è sempre quella associativa; grazie ad essa, non di rado si sono aperte le porte della galera oppure quelle di casa propria trasformata in carcere. Le altre accuse servono esclusivamente ad uno scopo: quella di ammannire una qualche ridicola condannetta di merda, perché, una volta giunti al processo e dopo aver ricevuto o proposte di mostruose annate di galera, o essersele a volte viste affibbiare in primo grado, tutto si sgonfia. In definitiva, nemmeno i servi della magistratura hanno il coraggio di avallare le stronzate dei procuratori e dei GIP. Basta un avvocato con delle medie palle per smontare 'ste puttanate repressive, naturalmente ben strombazzate dai media locali e nazionali. Bisogna creare l' "allarme terrorismo" e tutto fa brodo; ogni processo intentato a Firenze (e altrove) a base di reati associativi si è concluso, in primo grado o in appello, con l'assoluzione. Però, prima passano anni e anni; si concluderà così, prima o poi, anche quello per i 26 compagni NO TAV arrestati a cura del Casellon de' Caselloni, ma intanto parecchi di loro sono ancora o in galera o agli arresti domiciliari, costretti a fare persino lo sciopero della fame.
Oggi, dicevo, i diciannove di Villa Panico sono stati assolti dalle accuse di "terrorismo". "Repubblica", come si vede, è molto secca (e, aggiungo, palesemente infastidita) nel dare la notizia; nulla di tutto il bailamme che fa quando ci sono gli "arresti di anarchici" o le "accuse all'area antagonista" (seguite immancabilmente dai comunicati del fasciopiddì e dei fascisti propriamente detti, la stessa merda). Restano in piedi, da accogliersi con risate di scherno, le condanne "da tre mesi a 1 anno e 8 mesi) per "occupazione abusiva" e "danneggiamenti"; come no. Visto che i "Repubblichini", che non sono nemmeno capaci di trovare una foto di Villa Panico, ce me mettono una della Riottosa, vorrei ricordare che il 13 luglio 2009, prima di ritirarsi in buon ordine, gli sbirri avevano provveduto a devastare loro lo squat, arrivando a distruggere il bagno, a tagliare il cavo della corrente elettrica e persino a pisciare e sputare per spregio dentro i vasetti delle conserve. Così tanto per far presente che cosa siano le "azioni terroristiche", e chi le compie impunito. Oppure ricordare, durante un altro tentativo di sgombero di Villa Panico (cosa che, peraltro, "Repubblica" caldeggia da sempre), il famoso "reperimento di numerosi proiettili d'arma da fuoco" che consistevano in 29 chiodi da muro. Ma da chi ha escogitato la scuola Diaz, questo ed altro. Intanto i "Panichini" vanno assolti, e Villa Panico è sempre lì. S'ha la pellaccia dura, non crediate di farci fuori tanto facilmente. Tutto questo, poi, nei giorni in cui è tutta una geremiade a base di "terrorismo", di "non abbassare la guardia", di "pericoli eversivi". Occhio, che sempre più gente si sta evertendo i coglioni, ed è questo che vi fa una gran paura fottuta.
Nella foto: attività eversiva a Villa Panico.