giovedì 31 maggio 2012

A yemma a kem-ǧǧeɣ



A me, devo dirlo, Bella ciao non è mai piaciuta granché. E' il canto fatto apposta per mettere d'accordo, lo si potrebbe chiamare il primo "inno della coesione". Inoltre, durante la guerra partigiana non veniva cantato affatto dai partigiani, che avevano in bocca ben altre cose ("Fischia il vento", in primis; ma anche "Insorgiamo", "Il bersagliere ha cento penne" ed altri). Però, almeno in una versione mi piace. E parecchio. Solo che non è cantata in italiano, ma in cabilo. O meglio: le prime due strofe sono cantate in italiano, e poi il resto in cabilo.

Il cabilo è un linguaggio berbero. Storicamente, la denominazione di "berbero" ha la stessa origine di "barbaro": significa, in pratica, "estraneo, incomprensibile". I dialetti berberi non sono arabi, e sono assai precedenti all'espansione araba nel Nordafrica. Addirittura, i romanisti (intesi come "studiosi delle lingue neolatine", non i tifosi della Roma) pregiano i dialetti berberi perché hanno mantenuto alcuni prestiti latini antichissimi, persi del tutto nelle lingue moderne (la stessa cosa accade, in misura anche maggiore, nel basco, o euskara). Ad esempio, il latino siliqua ("fava", "baccello") è passato nel berbero thasliuγa, con lo stesso significato (tha- è un prefisso che indica il genere femminile, quindi il confronto deve essere fatto col secondo elemento). Così ancora cicer "cece" ha dato in berbero akîker (o ikîker); porrigo "tigna; forfora", sconosciuto nel dominio linguistico romanzo, ha dato tfûriγ, e così via. Come si vede, non si tratta certamente di lessico "elevato": si tratta di prestiti del tutto inerenti alla civiltà contadina, risalenti all'epoca dell'Africa romana.

Il berbero non si scrive con l'alfabeto arabo. O meglio: lo si può fare, anche perché in generale i berberi (cabili e di altre componenti) sono fedeli musulmani e, in massima parte, conoscono l'arabo. Ma, adesso, lo si scrive con un alfabeto latino modificato (integrato, cioè, con diacritici ed alcune lettere greche). Oppure con l'alfabeto tifinaγ, usato perlopiù dai Tuareg. I Tuareg sono un popolo berbero. L'alfabeto tifinaγ è autoctono e non ha relazione con nessun altro al mondo. 

Bella ciao in cabilo l'ha tradotta, e la canta, Ferhat Mehenni. Se state leggendo questo post, vi suggerisco di dare almeno un'occhiata all'articolo Wikipedia lincato (ho deciso di non scrivere più "lincare" con la "k" perché le "k" mi hanno rotto i coglioni).

Il 19 giugno 2004 il figlio di Ferhat Mehenni, Ameziane, è stato assassinato a Parigi. Accoltellato per strada. Se avete letto l'articolo Wikipedia, non vi stupirete del fatto che i suoi assassini non sono mai stati trovati, e che il caso è stato rapidamente archiviato.

Al funerale di suo figlio, Ferhat Mehenni ha cantato la sua versione cabila di "Bella Ciao". La quale è un po' diversa da quella italiana. Sia come testo, sia come spirito. Per essere ancora più chiaro, non è la stessa cosa sentirla in cabilo da un combattente che onora suo figlio ucciso, e sentirla ad esempio da Walter Veltroni.

Fa così:

Ṣṣbeḥ mi d-nekker igenni yexṣeṛ
A yemma a kem-ǧǧeɣ a kem-ǧǧeɣ a kem-ǧǧeɣ
Ṣṣbeḥ mi d-nekker igenni yexṣeṛ
Aɛdaw yeṛẓa-yaɣ-d tawwurt

A wid t-iqublen ad edduɣ yid-wen
A yemma a kem-ǧǧeɣ a kem-ǧǧeɣ a kem-ǧǧeɣ
A wid t-yettnaɣen ad edduɣ yid-wen
Ula d nek ad mmteɣ f tmurt

Ma ɣliɣ ttlaḥqeɣ d argaz ara mmteɣ
A yemma a kem-ǧǧeɣ a kem-ǧǧeɣ a kem-ǧǧeɣ
Ma ɣliɣ ttlaḥqeɣ d argaz ara mmteɣ
Mḍelt-iyi ger yizmawen

Tamṭelt imennaɣ di taddart-nneɣ
A yemma a kem-ǧǧeɣ a kem-ǧǧeɣ a kem-ǧǧeɣ
Tamṭelt imennaɣ di taddart-nneɣ
Ijeǧǧigen a yi-ttarran tili

Imessebriden m’ aa ttɛaddayen
A yemma a kem-ǧǧeɣ a kem-ǧǧeɣ a kem-ǧǧeɣ
Imessebriden m’ aa tttɛaddayen
A sen ttakeɣ udem laɛli

Dɣa a s-qqaren wi d ijeǧǧigen
A yemma a kem-ǧǧeɣ a kem-ǧǧeɣ a kem-ǧǧeɣ
Dɣa a s-qqaren wi d ijeǧǧigen
N win yeɣlin ɣef tlelli.
In italiano sarebbe:

Una mattina mi son svegliato, il cielo si è oscurato
Mamma addio, addio, addio
Una mattina mi son svegliato, il cielo si è oscurato
Il nemico ci ha sfondato la porta

O voi che gli resistete, io verrò con voi
Mamma addio, addio, addio
O voi che lo combattete, io verrò con voi
Anch’io morrò per la patria

Se cadrò colpito, morrò da uomo
Mamma addio, addio, addio
Se cadrò colpito, morrò da uomo
Seppellitemi tra gli eroi

La sepoltura dei combattenti sarà nel nostro paese
Mamma addio, addio, addio
La sepoltura dei combattenti sarà nel nostro paese
E i fiori mi faranno ombra.

Ed ai viandanti, quando passeranno
Mamma addio, addio, addio
Ed ai viandanti quando passeranno
Presenterò un viso gentile

Allora diranno: questi sono i fiori
Mamma addio, addio, addio
Allora diranno : questi sono i fiori
Di chi è morto per la libertà.

Mi piacerebbe, una volta o l'altra, cantarla così quando mi troverò in mezzo a qualcosa. Oppure che la imparasse a cantare la Fiore Purtroppo, temo che ad entrambi ci si annoderebbe la lingua. 
Però, per me Bella ciao è questa qui.
Salud.