giovedì 17 maggio 2012

Intèlligenz


E così oggi, i lavoratori dell'Ansaldo, dopo aver già "scioperato" in solidarietà con il loro dirigente gambizzato da quei cattivacci di anarkici informali, "scenderanno in piazza" (a migliaja, come annunciano entusiasti tutti i media). Insomma, la quintessenza del lavoro: i "lavoratori" che solidarizzano col povero padrone che s'è fatto la bua. Ah, dimenticavo un par di cose. La prima è che all'Ansaldo sarebbero in "lotta" perché i solidarizzandi padroni vogliono vendere non mi ricordo quale settore; indi per cui, subito dopo la krante manifestazziòne "no ar terorìsmo" andranno a incontrare la loro ultima speranza: l'Arcivescovo. Eh. Non ci sarà mica da stupirsi: tutte 'ste lotte "operaje" hanno da tempo, come dire, un andamento prettamente ecclesiastico; e non sono, in fondo, neanche troppo sicuro che un arcivescovo sia poi tanto peggio della Camusso o di Landini. La seconda: alla manifestazione genovese parteciperà, naturalmente, Guido Rossa. Guido Rossa non può mancare a una manifestazione del genere, come un pesce nell'acqua. Saranno assenti, invece, Riccardo Dura, Annamaria Ludmann, Lorenzo Betassa e Piero Panciarelli. Fine di questa parte delle notizie.

Anche perché, come tanto vo dicendo, bisogna stare nel presente; perché mai, che so io, riandare al 28 marzo 1980. E men che mai al 17 maggio 1972, quando fu istituito il vero, unico Santo che può far concorrenza a Padre Pio. San Commissario. Un'altra notizia è che ora persino il Questore di Milano vuole "avviare una riflessione", arrivando persino a ipotizzare la posa in Questura di una lapide in ricordo dell'anarchico Pinelli. Una volta, forse, mi sarei rivoltato; ora, non più di tanto. Pinelli, suo malgrado, ha assunto la funzione di "anarchico buono". Abbracci di vedove tra la sua e quella di San Commissario (avvenuti nientemeno che al Quirinale). Di fronte a queste cose, mi corre l'obbligo ma mi punge anche vaghezza di dirlo, il problema non è né reagire, né trattenere i conati di vomito; è ostinarsi a rimanere e a definirsi qualcosa come "anarchico". E' convincersi di continuare a voler avere a che fare con certa gente, con risposte sempre più incerte. Specialmente dopo aver letto anche certe notiziuole, che del resto, per l'ennesima volta, devono restare ben lungi dallo stupire più di tanto. Io non ho mai buttato nessuna bomba. Non ho mai sparato a nessuno e il coltello lo uso per tagliare il pane. Ma di fronte a certe cose, ho la coscienza di non aver paura di dire dove sto, perché mi sembra una cosa terribilmente naturale e logica; qui, invece, di logica non ne vedo più. Vedo soltanto parole e parole, e una costante ritirata, una fuga quando si prospettano scenari che fino a due giorni prima si preconizzavano e invocavano. Non fa piacere a nessuno sapere o quantomeno immaginare di essere sotto tiro; ma quando ho visto, in una stanza dell'antiterrorismo in Questura, che anche su uno che scrive articoli su dei blog facendo finta di essere una gatta nera, esiste un fascicolo consistente, ho capito parecchie cose e, in mezzo a tutte le mie infinite contraddizioni (io sono una persona contraddittoria, e scusatemi se nelle cose che scrivo non cesso di usare quell' "io" così individualista e autistico), cerco di agire di conseguenza ricacciando in culo paure e dubbi che pure ho, e da sempre.

Ho capito bene l'intèlligenz. L'intèlligenz è quella cosa che anche oggi la ministra interna Cancellieri (cognome che ricorda senz'altro cose piacevoli, come i tribunali e Adolf Hitler) non manca di nominare: bisogna rimodulare le forze dell'ordine e usare l'intèlligenz. Di fronte all'intèlligenz bisognerebbe sapere che cos'è, quando ne parla un ministro di polizia: e, bah, direi che non è così difficile capirlo, specie quando lo si prova sulla propria pelle a livelli che vanno dalle stazioni di carabinieri o dalle questure che ti "monitorano" il blog (come nel mio caso: Shinystat ne dà preciso conto) all'essere sbattuti in galera. Ecco, davanti a questa cosa non serve minimamente fare frenatone che assomigliano di più a quelle di merda nelle famose "mutande del pittore" (leggasi: cacarsi addosso), perché tanto sei lo stesso nel mirino e ci resti. Da una parte "anarchici" che fanno a gara nel prendere distanze più o meno ampie e si affidano persino al "Fatto Quotidiano", dall'altra la polizia che si frega le mani e può addirittura mostrarsi benevola nei confronti di certi, innocui "sovversivi" che non sovvertirebbero nemmeno Calimero, pulcino nero. Una profusione di zolfi, di umanità nove, di anarchismi pedagogici (imperdibile l'articolo di Gurrieri che "spiega l'anarchia a suo figlio" o roba del genere; ma ci tornerò sopra, la voglio spiegare anch'io l'anarchia a un figlio che non ho, ma a modo mio). Di fronte a certe cose, o si sta da una parte, o si sta dall'altra. La tendenza di certa "anarchia" a voler stare, quando la situazione precipita, rigorosamente nel mezzo, mi disgusta. Mi disgustano i tentativi di delegittimazione operati costantemente da certe persone e certi gruppi, che non sono qui dissimili dai guidirossa. E non mi piacciono nemmeno tanto coloro per i quali si intuisce una posizione, ma che nicchiano nell'esprimerla chiaramente. Forse ci avranno paura dell'intèlligenz, ma l'intèlligenz li scova lo stesso ed è bene che se ne rendano conto. E chi almeno per ora non si fa scovare, come gli "Informali", viene per questo tacciato senza mezzi termini di essere connesso col nemico, o addirittura d'essere lui, il nemico. Proprio un bel giochino, non c'è che dire; ma è un giochino che, alla lunga, paga poco e nulla. La storia dovrebbe averlo insegnato, ma in mezzo a tutti 'sti gran cultori della memoria che "commemorano" anche i morti di duemila anni fa, sembra che ce ne siano parecchi che continuano imperterriti a non capire un cazzo.