martedì 29 maggio 2012

Il tripaliomoto



Forse, chissà, nelle loro viscere della terra e nelle loro faglie che sbattono anche i terremoti si adeguano a quel che succede su quella determinata porzione di crosta terrestre che vanno a sconvolgere.

Così, per esempio, in una situazione in cui i lavoratori sarebbero già ampiamente terremotati anche senza l'intervento di alcun sommovimento tellurico, ecco che te ne arriva uno che sembra seppellire quasi esclusivamente gente che si trova a lavorare. Operai. Il tripaliomoto.

Capannoni che vengono giù come birilli nel modenese e nel ferrarese, nel polo biomedicale; e lavoratori che ci rimangono sotto. Impalcature edili che fanno la stessa fine, e lavoratori che cadono di sotto; insomma, questa non è una novità, a pensarci bene. Da qualche tempo la cifra degli operai edili, più o meno in nero, che sono volati di sotto si sta avvicinando a quella di un terremoto di ragguardevoli dimensioni. Una "Casamicciola", come dicevano i nostri vecchi a partire dal terremoto che, il 28 luglio 1883, distrusse l'isola d'Ischia il giorno prima che nascesse Benito Mussolini.

Naturalmente sono tutti ragionamenti così alla 'ioboia, sia ben chiaro. L'unica cosa che è chiara è che, in un modo o nell'altro, terremoto o non terremoto, quando si lavora c'è una seria probabilità che si vada a morire.

Ed è un tripaliomoto che colpisce ogni giorno, ma senza nessuna scala di misurazione, senza oscillografi, senza niente.

Poi, ora, ci si mette anche la faglia.