Fratelli carissimi, preghiamo.
La prezïosa e divota immagine che qui si presenta testimonia del cristiano martirio di San Renatino de' Pedis, avvenuto in Roma il dì 2 di febbrajo dell'anno MCMXC.
E' stata senz'altro la fervente divozione popolare a far sí che Renatino (che in realtà si chiamava Enrico) fosse chiamato de' Pedis, visto che delle sue mortali spoglie ricoperte dal sudario del martirio si vedono, giustappunto, soltanto i piedi.
Nessuno può restare indifferente di fronte alla serena compostezza del santo martirizzato, sdrajato cristianamente sul selciato dopo essere stato abbattuto a bordo del suo scooter Honda Vision da un sol colpo di arma da fuoco, in via del Pellegrino in Campo de' Fiori, di fronte al numero civico 65.
E quale dubbio potrebbe ancora sussistere sull'ascesione a' cieli di Renatino, se colui che ve lo spedì si chiamava, pensate un po', Dante del Santo (detto "Il Cinghiale")?
Da allora, fratelli in Cristo, la Santa Chiesa Romana, Cattolica & Apostolica, si fregia di un nuovo e beatissimo martire.
Faceva parte infatti, San Renatino de' Pedis, della celebre e pia Confraternita della Magliana, le cui mirabili opere sono state recentemente illustrate nel celebre Romanzo Virginale che tanto ha contribuito a educare e edificare la morale de' giovanetti e delle giovanette italiane.
La Santa Chiesa non ha mancato a tributare a San Renatino, per la sua generosità e per il suo zelo nel compiere ogni sorta di opera pia, un omaggio riservato oramai soltanto ai Sommi Pontefici e a pochi altri: la tumulazione de' suoi resti mortali in una basilica romana.
La basilica è quella di Sant'Apollinare, che peraltro alcuni continuano imperterriti a qualificare di Sant'Apollinaire elevando così all'onore degli altari un poeta mezzo polacco e mezzo francese, ma nato proprio a Roma.
In questa basilica, dove alcuni ipotizzano che riposi anche una candida vergine e martire di quindici anni, scomparsa misteriosamente dalle mura Vaticane per oscure manovre a' danni della Santa Fede, San Renatino avrebbe trovato la giusta venerazione riservata a' martiri del Cattolicesimo.
Fu infatti, come è stato evinto da antiche carte, il cardinale Ugo Poletti, allora Vicario della Diocesi romana nonché presidente della Conferenza Episcopale Italiana, a rilasciare il nihil obstat alla tumulazione di quel sant'uomo all'interno della basilica.
La santità di quel sepolcro è acuita dal fatto che la basilica dove si trova è, come è noto, gestita da un'altra pia associazione in tutto e per tutto assimilabile alla Confraternita della Magliana e fondata da un'altro Santo: l'Opus Dei del venerabile San Giuseppe Escrivà de Balaguer.
La devozione popolare, però, non può essere arrestata (nel senso di "fermata", ndr); essa ha reclamato che le spoglie di San Renatino siano riconsegnate alla venerazione che gli spetta, perdipiù il giorno dopo che Roma ha visto una colossale e partecipatissima Marcia per la Vita.
Ai resti di San Renatino, morto per la Fede, era stato riservato un onore che andava al di là persino del Diritto Canonico: "Non si seppelliscano cadaveri nelle chiese, eccetto
che si tratti di seppellire il Romano Pontefice oppure, nella propria
chiesa, i Cardinali o i Vescovi diocesani anche emeriti." (Can. 1242). Il cardinal Poletti, a suo tempo, deve aver ritenuto che le opere di San Renatino de' Pedis siano state talmente grandiose e pervase dal più cristiano spirito di fratellanza e devozione, da assimilarlo, dopo ch'egli ebbe a subire sì crudele martirio, a un Pontefice o quantomeno a un Cardinale o a un Vescovo diocesano.
All'insorgere de' primi miracoli attribuiti dal Popolo a San Renatino, però, è stata reclamata la sua tumulazione in un luogo più accessibile e onde potrebbe, in un futuro che si prevede prossimo, edificare uno splendido santuario.
La trasformazione per acetilazione, attribuita a San Renatino, di (5α,6α)-7,8-dideidro-4,5-epossi-17-metilmorfina-3,6-diol diacetato (*) in denaro; l'attestato rilasciato trentadue giorni dopo il suo martirio dal rettore della Basilica, mons. Piero Vergari, con il quale si certificava lo status di grande benefattore
di De' Pedis ("Si attesta che il signor Enrico De Pedis nato in Roma -
Trastevere il 15/05/1954 e deceduto in Roma il 2/2/1990, è stato un
grande benefattore dei poveri che frequentano la basilica ed ha aiutato
concretamente a tante iniziative di bene che sono state patrocinate in
questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato
particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi in
particolare per la loro formazione cristiana e umana"); la dichiarazione del sen. Giulio Andreotti ("Ecco, magari non era proprio un benefattore per tutti. Ma per Sant'Apollinare sì") e numerose conversïoni e martirij operati da San Renatino, hanno fatto sì che, al pari di quelli di Padre Pio da Pietrelcina, i suoi resti mortali possano finalmente essere offerti al culto in un luogo meno riposto, a condizione che sia riservata loro la solennità e la venerazione che essi meritano.
Fratelli carissimi, l'esemplare vita di San Renatino de' Pedis ci spinge alla contrizione e all'edificazione in terra del Regno de' Cieli.
Preghiamo per la Sua intercessione affinché, traendo esempio continuo dalla Sua vita, anche noi possiamo aspirare cocaina alla vita eterna.
Amen.
(*) Sostanza più nota come "eroina" (ndr)